Zervas & Pepper

Conosciutisi quando ancora erano solisti senza arte né parte e bazzicavano i peggiori pub di Cardiff, Zervas & Pepper hanno poi messo su questo complessino dal suono estremamente casalingo e artigianale, composto da un paio di acustiche e voci, una batteria, e poco altro.
L’originalità non è certo la miglior qualità del duo, ma “Lifebringer” rappresenta comunque un lavoro easy listening di buon gusto, saturo di brezze e carinerie di soft-rock americano anni 70, come se qualche superstite del new acoustic movement come i Kings Of Convenience si mettesse in testa di fare un tributo ai Fleetwood Mac più pop e a James Taylor (“Hobos Ticket”, la bella “One Man Show”, la radiofonica “Sure Fire Bet”).

Con questo, “Lifebringer” non manca però di profondità, con dei bei numeri di scrittura come “Jerome”, incastonata di cupi momenti di un Young western così come di fugaci e sbarazzine aperture d’archi. Anche tracce che sembrano più “automatiche”, come la ballata atmosferica di “Ghost Dancer”, mostrano in realtà interessanti spunti di scrittura, tipicamente inglesi (l’improvviso taglio armonico del ritornello), e di arrangiamento (l’interlocuzione del flauto).

Disco minore ma da non sottovalutare, in cui albergano docili e invisibili sorprese, come il beat indie-pop di “Living In A Small Town” e la tenue psichedelia Laurel-iana di “Buffalo Crow”. Anche a Cardiff dev’essere arrivata la sabbia del canyon...

08/07/2013