Venticinque anni di carriera sono un risultato eccellente per un musicista innamorato dell’hammond, uno strumento il cui ruolo di glorioso outsider del rock e del progressive è stato spesso limitato a quello di mero abbellimento per band in cerca di visibilità.
James Taylor e il suo Quartet hanno il lampante pregio di aver ripristinato il ruolo centrale dell’hammond sulla scia di vecchi maestri come Jimmy Smith, inoltre le performance dal vivo della band conservano il brio e la grinta degli esordi, compensando una produzione discografica altalenante.
“The Template” ha il difficile compito di riproporre il James Taylor Quartet all’attenzione di un pubblico più vasto, e per farlo si affida a un repertorio più interessante e variegato.
Senza ricorrere a brani di successo o all’ennesima sigla tv, James Taylor propone una serie di sue composizioni, accanto a un'unica cover (di Gil Scott-Heron), rivelandosi autore abile e grande entertainer, il tutto sottolineato con sonorità calde e avvolgenti che evocano le sue esibizioni live.
Intenso, dinamico,“The Template” non sembra accusare cedimenti o cadute di stile. Grintoso e funky quanto basta per evidenziare la bella voce di John Turrell in “Woman”, accattivante e originale al punto da evocare i classici degli esordi nella bella title track, nella quale il gioioso jazz-lounge si affida a raffinate soluzioni armoniche e strumentali.
“Home Is Where The Hatred Is” è un tuffo nel miglior jazz-funk, la cover version non perde smalto nella rivisitazione del gruppo, le sonorità restano graffianti e James Taylor esplora alcuni dei suoi migliori timbri per omaggiare il grande Gil Scott-Heron.
Quello che traspare in “The Template” è l’autentica passione per una musica che i critici vorrebbero consegnare alla memoria e che invece il James Taylor Quartet rende ancora vitale e contemporanea.
Tra ballad romantiche (“Autumn River”), lezioni di stile (“Koko”), trascinanti esempi di jazz-funky-disco (“Light Up Your Soul”) e impetuose performance strumentali (“Crossing Over”), l’album scorre senza cali d’ispirazione e si candida come antidoto alle omologazioni stilistiche che caratterizzano anche il panorama della musica alternativa.
Senza smuovere flussi d’inventiva abnormi, James Taylor e soci ripropongono l’immagine vincente di una musica suonata con classe e brio; nulla di rivoluzionario, ma i fan del jazz-funk avranno qualcosa di nuovo per animare la loro estate.
17/06/2011