Alle soglie dell'autunno 2014 arriviamo – buoni ultimi – a parlare dell'esordio degli inglesi Eagulls, uscito a inizio marzo. Googlando il loro nome nella rete probabilmente vi sarete già imbattuti nel loro approccio politically incorrect: un video ufficiale ("Nerve Endings") che mostra il cervello di un maiale in decomposizione, un'esibizione dal vivo – a Halloween 2012 – mascherati come il serial killer Peter Sutcliffe e le sue vittime, una provocatoria lettera aperta postata sul loro blog, diretta alle band che "marciano" sul trend della nostalgia dei 90's. Un atteggiamento tipicamente situazionista e punk, dunque, ma il web reca traccia anche di un trascinante live da Letterman, che ci mostra cinque individui alle prese con l'epica "Possessed" (altro estratto da questo debutto), ognuno vestito a modo suo, come si conviene a dei veri e propri outsider; in particolare il frontman George Mitchell potrebbe essere, per fattezze e attitudine, un cugino d'oltremanica di Elias Bender Ronnenfelt dei danesi Iceage.
Ma veniamo al disco, dato che le analogie con il post-post-punk nordeuropeo di Holograms, Lower e compagni non si fermano certo qui: l'album si apre infatti con la citata "Nerve Endings", ove un fragore noise ci introduce a una creatura bastarda, figlia di Killing Joke (per il sound tetragono) e Cure (le vocals aliene): le melodie, azzeccate, poggiano su "basi" solide, reminiscenti – e come potrebbe essere altrimenti? – degli umori plumbei joydivisioniani, ma con le similitudini e i bei tempi andati ci si può pure fermare qui perché gli Eagulls hanno personalità da vendere. Il loro sound è oltremodo coeso, complice anche una produzione che ne esalta la potenza. L'intero l'album suona come un sasso scagliato a piena forza contro a una vetrina: (post)punk con l'acceleratore pigiato e dal mood schizofrenico, perennemente sospeso tra spleen e apatia. Le chitarre sono massicce, mutuate dallo shoegaze più viscerale, e delineano un sound robusto ma mai monolitico: un songwriting già maturo per un gruppo relativamente giovane (si sono formati nel 2009).
In maniera non dissimile dai nuovi gruppi scandinavi, gli Eagulls riescono a convogliare le loro influenze (musica di quasi quarant'anni fa) in un qualcosa che suona comunque moderno e "personale", anche alle orecchie meno vergini: i passatisti li liquideranno forse come mero revival, ma ho l'impressione che a questi teppisti di Leeds non potrebbe fregare di meno; del resto la loro è, ed è sempre stata, musica per gente senza paraocchi.
(22/09/2014)