Eiko Ishibashi

Car And Freezer

2014 (Felicity)
jazz-pop, art-prog-pop, songwriter

Probabilmente a qualcuno è sfuggito, ma tra le varie cose questo 2014 ancora in corso è l'anno di Eiko Ishibashi. Non che la signorina se ne sia stata ferma negli ultimi anni, tra pubblicazioni in solitaria e un nugolo di band a cui presta le sue preziose doti di polistrumentista, ma con tre dischi (tutti e tre di assoluto livello) licenziati soltanto negli ultimi nove mesi, di sostanza per poter promuovere un'affermazione simile ve n'è a sufficienza. Dapprima nei panni della straordinaria creatrice di ricchissimi tessuti pianistici nel progetto Kafka's Ibiki (in compagnia con quel Jim O' Rourke che ne produce ormai da tempo i lavori), successivamente reinventatasi noiser d'assalto nello split in combutta con i K2, l'estrosa cantautrice giapponese ha trovato pure il tempo per dedicarsi all'uscita della sua nuova fatica solista, dall'enigmatico titolo "Car And Freezer". Come se non bastasse, si tratta perfino di un doppio. Non si peccherà forse un po' troppo di ambizione?
No, in alcun modo. Semmai, è proprio quest'ambizione, questo straordinario impulso alla reinvenzione, il pungolo che ha permesso alla Ishibashi di costruire, passo dopo passo, una carriera letteralmente unica nel suo genere, un percorso artistico che in tempi recenti non trova paragoni di alcuna natura. Nelle sue mani, attitudini ed estetiche finiscono con il privarsi del loro significato, passare in secondo piano e alla fine scomparire, costruendo infine una cifra compositiva nella quale elementi di natura difforme convivono nella più assoluta armonia, liberi da qualsivoglia forma di pastoia critica. Alla soglia del suo ultimo lavoro, il concetto appare più chiaro che mai.

Un doppio, si diceva: indubbiamente una mossa rischiosa, per chiunque vi si voglia cimentare. Il pericolo di allungare il brodo, di estendere la durata con riempitivi tutt'altro che necessari è sempre dietro l'angolo, indipendentemente dall'ispirazione che può animare il progetto. Anche in questo senso, la Nostra sa sventare l'ostacolo con proverbiale agilità, dimostrandosi davvero intelligente nello sfruttare la durata tutt'altro che essenziale del lavoro totalmente a suo vantaggio. Perché, a conti fatti "Car And Freezer" non è un doppio. O meglio, lo è, ma non nel modo in cui lo si potrebbe immaginare: di fatti, le otto canzoni proposte in uno dei dischi si ripetono pari pari, come melodie, composizioni e arrangiamenti, anche nell'altro. A cambiare è soltanto la lingua (rispettivamente giapponese e inglese) con cui i brani sono stati interpretati, in un bizzarro e particolarissimo crossover tra Oriente e Occidente.
Ricorda qualcosa? Sì, lo ricorda, e la memoria richiama ascolti illuminanti, di quelli che hanno finito con il fare epoca: in un certo senso, nel suo vagare tra continenti diversi, nell'aperto dialogo tra mondi e idiomi così distanti, il pensiero corre irrimediabilmente a quel "Japanese Girl" che quasi 40 anni fa lanciava con i botti la carriera di Akiko Yano, trovata a confrontarsi con l'estero (nella fattispecie, i Little Feat) sin dall'esordio. Chiaramente con la Ishibashi il debutto è passato da un bel pezzo, e il fascino sbarazzino dell'opera prima qui non trova contesto, eppure la tempra, la curiosità di fronte al processo creativo, lo spessore intellettuale che hanno mosso le due artiste finiscono con l'assomigliarsi in tutto e per tutto, rendendo l'estrosa cantautrice la potenziale erede di un patrimonio musicale straordinario.

Chiaro è che poi il discorso, sotto l'aspetto prettamente musicale, diverga non poco: la matrice jazz comune anche alla Yano qui non viene passata al frullatore in un pot-pourri ricolmo di citazioni teatrali, aromi folk e imprevedibili caratterizzazioni vocali. No, la ricetta di Eiko, per quanto variopinta, ben più che eccellente nel saper donare personalità a ciascun pezzo, non viaggia su estremi così marcati, piuttosto preferisce ingentilire, stemperare le tensioni in un cangiante gioco di armonie, che naturalizza incastri e cambi di rotta con sorprendente eleganza. È il cambiamento la parola chiave di "Car And Freezer": già i primi secondi di "There's A River/Taikutsuna Monogatari", con gli archi a impostare tre pattern ritmici diversi nell'arco di pochissimi secondi, se ne fanno testimoni. Ma è la prima di tante, tantissime piccole/grandi raffinatezze che costellano un'opera a cui serve pochissimo per scorrere sottopelle.
Affidate al canto gentile della Ishibashi, intrigante nelle sfumature, assolutamente prezioso nella propria dolcezza, le canzoni dell'opera sfilano in una parata di struggenti delicatezze, soltanto apparentemente frutto di un'operazione di sottrazione. Perché, al di là di quanto possa sembrare di primo acchito, la strumentazione è di una ricchezza che sfida le limitate convenzioni del pop-rock, preferendo abbracciare uno spettro che, tra archi, trombe e quant'altro non si stenta a definire quasi fusion. Non si è poi molto lontani dalla verità: se il pianoforte è il mattatore assoluto, conquistando la scena con i suoi girotondi, le deliziose torsioni ritmiche e i potenti slanci melodici (impossibile non fissarsi nella testa l'abbrivio di "Memory And Dust"/"Watashi No Little Princess"), non da meno è il restante comparto strumentale, teso ad architettare un commento sonoro di sfavillante intensità poetica, sfuggente e allo stesso tempo concreto, in un costante dialogo tra realtà e sogno lucido.

In questo discorso, i dettami del dream-pop, le nebbie violacee con cui ammantare di sfumature ipnotiche testi e contesti, proprio non esistono. Anche l'episodio che più vi si potrebbe accostare, quel "Mr. Cloud"/"Toki Wo Tsugete" sorretto da un organo in scia Talk Talk, ripudia con fermezza il cliché, assestandosi piuttosto su un registro di tremula inquietudine. Per il resto, il frasario della cantautrice verte verso lidi più immaginifici e avvolgenti, esprimendosi attraverso lunghe narrazioni che pescano, non senza il gusto per la deviazione, tanto dal jazz quanto dal progressive e dal cantautorato più colto e arty, con una confidenza di cui ben pochi sono in possesso.
Inutile dire che i punti di affinità con qualsiasi act contemporaneo semplicemente non esistono. Non vi è traccia degli arrangiamenti flamboyant di una Shara Worden, né la malizia funky di una St. Vincent: l'arte della Ishibashi trascende ogni forma di attualità, anzi, non teme addirittura di apparire coraggiosamente sorpassata nelle sue scelte estetiche. In questo però l'artista potrebbe addirittura rivelarsi profetica: impossibile trovare al momento qualcuno che sappia modificare con tale estrema competenza i canoni compositivi di un brano per ben quattro volte e renderlo comunque irresistibile, immediatamente identificabile (vi troverete a riascoltare "Waiting Sign"/"Laptop Blues", col suo climax strumentale a chiusura, più di quanto possiate immaginare). Analogamente, le modulazioni emotive della title track sono materia che sfugge alla maggior parte degli art-rocker in circolazione, tesi più allo sviluppo di un sound che a scavare in profondità. Finalmente, un disco che sa coniugare alla perfezione cuore e mente, in un legame indissolubile.

Passato (finora) sottotraccia, eppure dotato di un fascino che saprebbe irretire fasce ben più ampie di pubblico, "Car And Freezer" è il capolavoro che non vi aspettavate di ascoltare. A voi spetta scoprirlo adesso.

23/09/2014

Tracklist

Japanese cd

  1. Taikutsuna Monogatari
  2. Shio Wo Nameru
  3. Watashi No Little Princess
  4. Toki Wo Tsugete
  5. Enryo Dane
  6. Gorilla No Se
  7. Laptop Blues
  8. Osanai Koro Asondaumi Wa

English cd

  1. There's A River
  2. Car And Freezer
  3. Memory And Dust
  4. Mr. Cloud
  5. A Part Of Your Life
  6. Borderline In Shadow
  7. Waiting Sign
  8. Tonight




Eiko Ishibashi sul web