La storia del rock è già ricca di provocazioni culturali e musicali, spesso nelle sembianze di progetti one-off dal carattere seminale, che non hanno trovato un seguito creativo rispettabile. Molte di queste opere, pur svincolate dal contesto momentaneo, hanno mostrato nel tempo una struttura complessa e sempre intelligente. Ovviamente esistono anche esempi di destrutturazione sonora fini a se stessi che a volte si giustificano con una goliardia anche contagiosa. Uno degli ambiti stilistici più inflazionati è la psichedelia: la sua connaturata impervedibilità permette di variare all’infinito pochi elementi, dando vita a evoluzioni-involuzioni spesso affascinanti.
Un giorno qualcuno ha deciso di affidare ai Foxygen lo scettro della psichedelia post-millennio, lo ha fatto gridando a voce alta delle qualità creative di Sam France, Jonathan Rado, Shaun Fleming e Justin Nijssen, artisti il cui continuo cazzeggio (nessun termine rende meglio l’idea) viene celebrato con recensioni a stelle e strisce e inserimenti obbligatori nelle liste di fine anno.
Divertirsi e giocare con la musica, pur non essendo sempre creativo, è quantomeno piacevole, una caratteristica che ha reso finora la musica dei Foxygen quantomeno singolare. Con “…And Star Power” la band californiana gioca la carta della maturità con un doppio concept-album costruito intorno all’idea, stuzzicante, di un viaggio random tra ipotetiche stazioni radio.
Quello che ha sempre caratterizzato la musica del gruppo, ovvero l’eccessivo richiamo a ritmi e armonie altrui, diventa l’oggetto stesso della loro più lunga escursione musicale. Con un tale presupposto la critica dei contenuti lirici e armonici rischia di essere inadatta a certificare lo stato di salute del gruppo: come si può accusare di nonsense e poca linearità creativa un album che si nutre di questi stessi elementi per dar vita a ipotetiche nuove forme sonore?
“…And Star Power” è diviso concettualmente in quattro piloni o suite che ospitano al loro interno psichedelia leggermente freak (“Star Power Airliner”), accordi di piano alla Elton John-Billy Preston (“Star Power I: Overture”), blues alla Rolling Stones con tanto di urletti rock-macho-gay (“Can’t Contextualize My Mind”), pop-beat miscelato a psichedelia alla Grateful Dead (“How Can You Really”) e anche intelligenti citazioni di Todd Rundgren (“Star Power III: What Are My Good For” e “Star Power IV: Ooh Ooh”).
Il tutto potrebbe anche essere sulla carta molto interessante, ma come avviene quando da ex-ladro diventi per mala sorte un poliziotto, l’esperienza ti apre prospettive che non immagini. Cominci così a chiederti perché l'unica melodia che riesci a ricordare (“You & I” ) sia copiata spudoratamente da Neil Young (“See The Sky About To Rain”) e dai Beatles (“Hey Jude”), o perché “Freedom II” e “Cold Winter/Freedom” cambino continuamente veste sonora senza alcuna connessione, né armonica né concettuale.
La risposta è semplice: “…And Star Power” è un album privo di idee liriche veramente interessanti, con rari momenti piacevoli (“I Don’t Have Anything /The Gate”, “Cosmic Vibrations”, “Talk”) e che eccede nella ricerca di un'originalità che sembra affievolirsi album dopo album. Baciati dall'ambizione e dalle lodi di critica e pubblico, i Foxygen non si sono resi conto che dietro il loro brioso sound e il continuo citazionismo si nasconde un pericoloso precipizio.
31/10/2014