Non so voi, ma a me è bastato un singolo: "Crying For No Reason" al momento è in fissa nel mio stereo. Sarà l'atmosfera così anni 90, sarà il ritornello strappalacrime, o quelle tastiere in ebollizione messe a chiudere il tutto, ma è il pezzo più bello che ho ascoltato negli ultimi mesi. La curiosità per il nuovo album è partita tutta da lì.
Non che Katy B fosse un'estranea. Il suo chiacchierato debutto "On A Mission" (2011) fu tra i nominati al Mercury Prize, grazie anche al costante airplay di un singolo come "Lights On". Riascoltato oggi, però, riconferma i dubbi che ebbi allora: ottima produzione (tra le migliori del periodo), e qualche bel pezzo, ma in generale un'evidente mancanza di nerbo nella scrittura, unita a una voce certo carina, ma davvero poco d'impatto. L'Ep d'antipasto "Danger" (2012) non aveva cambiato troppo le carte, ma era stato comunque in grado di mostrare un'ulteriore evoluzione nel suono e di donare un bel pezzo come "Aaliyah", in coppia con Jessie Ware (che fortunatamente è stato incluso nel nuovo album).
"Little Red" oggi si conferma come un discreto passo avanti. La formula di base è sempre la stessa, ovvero un ibrido tra dance, post-dubstep e urban-pop, che picchia sodo nelle casse, ma sa anche essere d'atmosfera, e dare l'illusione di poter passare per chill-out. Tuttavia, la vocalità di Katy B è visibilmente maturata, e piuttosto che farsi soffocare dalla produzione come in passato, adesso è in grado di impugnare le redini e dirigere il coro. Melodie ostentatamente ripetitive di scuola Moloko ("I Like You"), i tocchi di synth vagamente radioheadiani su "Sapphire Blue", o una stranamente confessionale "Emotions" sono brani che lasciano ben più di un semplice retrogusto.
A tratti appare lo spettro di Rihanna, o un ritornello capace di ricordare persino Moby ("Still").
A tratti appare lo spettro di Rihanna, o un ritornello capace di ricordare persino Moby ("Still").
Il cruccio, semmai, è che non tutti i pezzi possiedono la stessa grinta, e soprattutto non ce n'è uno che sia all'altezza di "Crying For No Reason". L'altro singolo "5 AM", infatti, è indubbiamente meno incisivo (ma se dovesse estrarne un terzo, io punterei su un bel party anthem come "Next Thing").
In conclusione, "Little Red" non è un disco trascendentale. C'è ancora qualche momento anonimo di troppo, e se non si è già mezzi brilli in pista, l'attenzione può farsi discontinua. Ma per un disco dance lo scopo non è quello. Guardiamo piuttosto a "Little Red" come l'ideale colonna sonora per una bella serata a strascico per locali. Le sue canzoni sottolineano un climax particolarmente eccitante, ci fanno flirtare liberamente al bancone (per farsi pagare un drink), ci accompagnano nel lunghissimo ritorno a casa alle prime luci dell'alba, e aiutano pure a mantenere l'atmosfera "giusta" per smaltire il mal di testa del giorno dopo.
Curiosamente, sin dal 2011 diverse testate mondiali sottolineano un tema ricorrente nel lavoro di Katy B: la ragazza è una vera figlia della club culture e il suo modo di porsi è indubbiamente genuino. Autrice di tutti i suoi brani, e con le mani in pasta nella produzione, è lontana anni luce dall'essere un semplice "prodotto" in mano a una major. Katy B in discoteca s'è fatta le sue brave serate, si è innamorata, si è divertita, e probabimente s'è anche presa con qualche stronzetta che ha tentato di rubarle il fidanzato. La sua arte sta tutta nel saper riversare questa passione in musica. E tanto ci basti.
P.S. Le 5 tracce extra della versione deluxe non aggiungono nessun pezzo degno di una "Crying For No Reason", ma aiutano indubbiamente a mandare avanti la festa per chiunque non abbia intenzione di andare a letto presto.
P.S. Le 5 tracce extra della versione deluxe non aggiungono nessun pezzo degno di una "Crying For No Reason", ma aiutano indubbiamente a mandare avanti la festa per chiunque non abbia intenzione di andare a letto presto.
(12/02/2014)