Sbocciati artisticamente quattro anni fa a Rimini, i quattro Lantern, dopo l’Ep d’esordio “Noicomete”, uscito per TwoTwoCats Bad Tapes nel 2012, pervengono finalmente a quella che dovrebbe essere la loro prima opera sulla lunga distanza, almeno per modo di dire, vista l’estensione ridotta del loro prodotto. Neanche ventidue minuti (effettivamente troppo pochi, considerando anche gli intermezzi citazionistici) di post-hardcore, alt-rock e screamo, brani brevissimi pieni di tempi inusuali e controtempi imprudenti, potenti e pungenti, nelle liriche, nella musica, nella forma e nella sostanza, fulminei sulla falsariga dei pesaresi Altro (i quali, con dinamiche e ritmiche post-punk, approdarono in “Aspetto” a undici brani in diciassette minuti) e tallonando la strada già battuta qualche mese addietro da un’altra formazione schierata nel roster V4V, i Nient’Altro che Macerie, che però hanno preferito il solco di un rock alternativo sempre deforme nella struttura, eppure ben più schietto e comodo nella fruibilità, non foss’altro per il cantato non proprio melodico ma comunque meno vicino all’urlo di quanto non avvenga in “Diavoleria”. Questo è quanto offerto dai Lantern, sempre con i maestri screamo Raein e La Quiete in testa, loro i veri punti di riferimento, e poi i Novanta a fare da iniziale nesso temporale e tante attinenze retoriche esterofile, che vanno dai Gospel ai pageninetynine, dagli Envy agli Orchid passando per Off Minor, Circle Takes The Squaren e Portraits Of Past.
Otto brani (volendo valutare tali tutte le tracce) intramezzati e chiusi dalle parole tratte da “Crimini e misfatti”, pellicola del 1989 di e con Woody Allen che approfondisce, attraverso questioni religiose, tematiche legate all’universale adorazione per il successo. Scelta particolarmente scaltra, quella di citare una delle opere più stimate dalla critica e tra le più intense per argomenti trattati del maestro della Big Apple che lascia intendere un tentativo di intellettualizzare la propria opera nella maniera più dozzinale possibile, eppure, nel caso specifico dell’esordio dei Lantern, la decisione si fa perdonare senza sforzo giacché i testi, che in più di un passaggio spiccano per acume, intelligenza e poesia allo stesso tempo, avrebbero altrimenti rischiato di essere messi ingiustamente in secondo piano rispetto al resto, se non altro per la difficoltà oggettiva a comprendere pienamente talune parole, alcune frasi e vocaboli a causa di quella interpretazione che poco ha a che vedere con il canto e che contraddistingue il post-hardcore appunto, ma soprattutto è prerogativa dello screamo.
I periodi più semplici in quest’ottica sono rappresentati da frangenti di spoken-word che spiccano nelle fasi iniziali de “L’invincibile S50” e in “Profeta”, anche se alcune delle espressioni più forti sembrano nascondere la loro essenza dietro uno stile criptico e scivolosamente rumoroso. Ben vengano dunque gli intermezzi che citano il genio newyorkese, non tanto e soltanto per le massime in sé, utili a dare forza ad alcuni dei concetti impressi nell’opera, ma anche solo e semplicemente per suggerire un ascolto più attento anche su testi e ragionamenti impliciti, oltre che su una musica che effettivamente, presa da sola, non racconta niente di nuovo per quanto riguarda il panorama musicale sia internazionale sia italiano, anche quando le chitarre provano a scorrere in maniera quasi improbabile in citazionismo hard-rock.
Niente di nuovo, dunque, nella proposta dei Lantern, che hanno quantomeno il coraggio di non lasciarsi incantare dalle strade più facili per inseguire un illusorio quanto inafferrabile successo. Suonano esattamente quello che vogliono dimostrando anche di aver qualcosa da dire e di sapere come dirlo. C’è bisogno di ben altro per diventare grandi e anche come parolieri colti, tanta polvere ancora è da macinare, ma le premesse sono quantomeno interessanti, specie perché trasudano onestà e quando l’arte è sincera, metà strada è già alle spalle. A quel punto però, dimostrarsi solo onestamente bravi, citare Woody Allen e omaggiare Tony Wolf non può più bastare. Se proprio cercate qualcosa da buttare senza se e senza ma, è solo la durata ridottissima, che non vi permetterà di immergervi totalmente nella musica dei Lantern prima che vi siate annoiati di ascoltare le stesse cose per quattro o cinque volte di seguito; per tutto il resto, “bravi” con tanti se e qualche ma.
07/01/2014