Negli ultimi tre anni Steve Roach sembra aver deciso di rinnovare tutti i suoi sodalizi artistici più longevi. Così, dopo il ritorno al fianco di Dirk Serries per “Low Volume Music” e il nuovo capitolo con Byron Metcalf “Tales From The Ultra Tribe”, è ora la volta del comeback postumo assieme a Jorge Reyes, uno dei primissimi collaboratori del maestro californiano in tema etno-ambientale, tristemente scomparso nel 2009 (basti citare la sua presenza nei due parti dei Suspended Memories, datati rispettivamente 1993 e 1994, per rendere l'idea dell'arco di tempo abbracciato dal loro sodalizio).
“The Ancestor Circle” raccoglie brani risalenti alla preparazione della performance a Tucson, pubblicata anch'essa su disco l'anno scorso: ben quattordici anni fa, più o meno il medesimo periodo in cui i due lavorarono al deludente e spento “Vine~Bark & Spore”, dove già le pulsioni ambient-trance ricoprivano un ruolo fondamentale. I soundscape una volta dipinti a suon di percussioni sono qui affidati ad arpeggiatori ipnotici, chiamati a dare il La ritmico all'alternarsi/fondersi dei tipici flussi di sinewaves del californiano e della voce gregoriana del compare messicano.
Ne escono sei intensi affreschi ambientati in una foresta spiritata, fra i quali il monolite “Memories Unsuspended” ambisce senza mezzi termini allo status di capolavoro, bilanciato alla perfezione fra groove trancedelico e malinconia terrena. È l'ennesimo saggio di maestria ambientale ed evocativa, che va qui attribuita almeno per metà anche a un Reyes protagonista dei sussurri amazzonici che delineano il paesaggio fisico. Un gioiello da incastonare fra i più preziosi e riusciti della sconfinata produzione del californiano.
Il resto del lavoro, invece, si assesta su una ben più ordinaria (per quanto altrettanto valida) revisione dei canoni classici. Quelli rituali si ripresentano offuscati dalla nebbia nell'apertura di “The Circle Opens”, intrisi di trance nell'arcano di “Espacio Escultorico” e ornati da field recordings insolitamente protagoniste in “Spirit, Stone And Bone”. Quelli più epici esplodono nella chiusura nostalgica di “Temple Of Dust” e nella marcia oscura e opprimente di “Procession Of Ancestors”. La dedica alla vita (persa da Reyes) nel titolo assume ad ascolto concluso il suo significato autentico: gli incanti dei due sono a tutt'oggi efficacissimi.
18/11/2014