Qualunque sia il risultato, è sempre difficile approcciare un disco di Jenn Ghetto da un punto di vista distaccato, come con qualcuno che ti sussurra all’orecchio, dopo qualche secondo: “This is how losers feel/ I am a loser”. Difficile non essersi mai sentiti, almeno una volta nella vita, come si pone Jenn nei suoi dischi, fin dai tempi dei Carissa’s Wierd.
In questa sua seconda parte della vita artistica come “S”, la cantautrice americana ha decisamente cambiato passo rispetto agli esordi di sad-core da cameretta registrato in quattro tracce, mettendo in questo caso Chris Walla alla produzione e lavorando, praticamente per la prima volta con una band al completo.
Il background emo viene così fuori, pur nello stile confessionale e sommesso della Ghetto, negli arpeggi e nelle schitarrate kinselliani di “Balderdash”, e nelle variazioni di umore in chiaroscuro di “Muffin”, ancora di più di ascendenza American Football. La mano del produttore si nota in brani più emo-pop, da primi DCFC, come “Vampires” e “Brunch” e nei brani in solitaria al pianoforte, trovata per smorzare l’orgia chitarristica che fece grande anche “Transatlanticism” (“Losers”, “Pacific”, “Remember Love”).
La strada è quella giusta, e infatti, come nel precedente “I’m Not As Good At It As You”, le storie d’amore un po’ claustrofobiche di Jenn si esaltano in un contesto più “costruito”, nonostante l’inevitabile edulcorazione.
03/10/2014