Sarà la foto di una giovanissima Victoria Legrand quella che campeggia sulla copertina di “Thank Your Lucky Stars”? E da adolescente Victoria avrà mai fatto la “Majorette”, come intitola il coinvolgente brano che ci schiude le porte sul disco a sorpresa dei Beach House, un regalo inatteso a pochissime settimane di distanza da “Depression Cherry”?
E sarà Victoria l’adorabile protagonista di “She’s So Lovely”, la ragazza normale di “Common Girl”, la viaggiatrice di “The Traveller”? Siamo per caso al cospetto di tanti tasselli atti a comporre una sorta di autobiografia messa in musica?
Preso da un momento di inarrestabile ispirazione, il duo di Baltimora avrebbe potuto prendere il meglio dei due album e realizzare un inattaccabile capolavoro, ma al momento di dover selezionare la tracklist del successore di “Bloom”, non è riuscito a scendere sotto le 18 tracce, e ha deciso di dare autorevolezza e autonomia a un bouquet di canzoni che stanno molto bene assieme, mettendole in sequenza dentro “Thank Your Lucky Stars”, nonostante un altro lavoro fosse stato appena pubblicato.
Così come in “Depression Cherry”, anche fra questi solchi non scoviamo alcuna rivoluzione nel sound e nello stile dei Beach House, aumenta semmai il livello di malinconia, sino a livelli di guardia (ascoltate un po’ “She’s So Lovely”, una sorta di gemella meno appariscente di “Beyond Love”), ma aumenta in maniera esponenziale anche la percezione di questa band come della più importante rappresentante del filone dream-pop contemporaneo.
Con “Thank Your Lucky Stars” si perfeziona una sorta di ritorno alla semplicità dei Beach House, alle atmosfere che caratterizzavano le loro prime uscite: tutto torna a essere rarefatto, a tratti perfino impregnato di apparente immobilismo (è il caso di “Common Girl”), anche se qualche piccolo muro di chitarre ogni tanto si staglia all’orizzonte (“One Thing”).
Pur senza i fenomenali picchi di “Depression Cherry”, questo nuovo lavoro di Victoria e Alex Scully riesce a raggiungerne la medesima qualità media, in virtù dell’assenza di riempitivi o pezzi deboli, e grazie alla presenza della memorabile “Elegy To The Void”, il brano più lungo e bello del disco, nel quale il pop educato si impenna in un crescendo emozionale commutandosi lentamente in light shoegaze.
Onirico, notturno, soffuso, elegante, sensuale, infinitamente melodico, “Thank Your Lucky Stars” è il disco che muta il destino dei Beach House, perché se una band riesce a pubblicare due lavori così forti nello spazio di un paio di mesi, esce fuori dalla rispettabilità della propria nicchia e diventa un’istituzione.
Quello architettato da Victoria e Alex è un mondo confortevole, nel quale ciascun indie dreamer si sente a proprio agio, sigillato dalle atmosfere d’antan di “Somewhere Tonight”, le quali sembrano uscire da una vecchia foto sbiadita, magari quella stessa che campeggia in copertina, ed il cerchio si chiude, così, come per magia. Custodite gelosamente "Thank Your Lucky Stars", lasciatelo decantare, centellinatelo, quasi fosse un affare privato, e conservatelo per le vostre serate indimenticabili, non ve ne pentirete.
17/10/2015