Così come per lo iato che separava “Ancient Melodies” da un forte “You In Reverse”, passato un minore “There Is No Enemy”, Doug Martsch e i suoi Built To Spill si prendono il loro tempo per tornare ancora una volta vibranti in “Untethered Moon”. Dismesso l’impianto di ospitate dell’album precedente, il complesso si riconfigura al livello elementare del proprio suono uno e trino.
La prima ballata in forma libera, “All Our Songs”, è così una girandola un po’ vanesia di figure Chuck Berry e ostentati sovratoni psichedelici. Ancor più esplicitamente pirotecnico, persino liberatorio, l’inizio di “Living Zoo”, un recitativo arroventato che sprinta fino a un tempo pop-core. E Martsch e compagnia sono sempre maestri nell’elettrificare a puntino una nenia Neil Young-iana come “So”.
Il fiacco refrain psych-pop alla Turtles di “On The Way” rende la marcetta un puro pretesto per un concertino assordante, ed è la matrice per la parte centrale dell’album, nettamente inferiore (pur con un picco di distorta solennità in “Another Day”).
Tutto ciò è bissato da “When I’m Blind”, una nuova “Going Against Your Mind” con cui Martsch ribadisce e conferma la ritrovata verve. Rispetto a quel brano, punta di diamante di “You In Reverse”, questi 8 minuti mancano del medesimo scatto e suonano quindi dimostrativi, tutt’al più divertenti in stile Creedence, ma i virtuosismi caotici che mutano in vortici di rumore post-industriale e quindi in sfacelo Jimi Hendrix-iano ridanno di certo linfa alla sua chitarra.
Ottavo disco lungo in studio che è anche, e soprattutto, il quarto punto cardinale della storia del complesso, dopo “Ultimate Alternative Wavers”, “Perfect From Now On” e il già citato “You In Reverse”. Tra questi non è il migliore, il mancato equilibrio tra le canzoni molto personali di Martsch e le improvvisazioni di gruppo rischia di diventare bilico tra serio e faceto. Ha comunque un fuoco che solo la sua monumentale esperienza nel rock chitarristico gli poteva dare, senza retorica di memorabilia.
Si fa onore una potente sezione ritmica nuova di zecca, Jason Albertini e Steve Gere, presa dagli Helvetia con cui nel 2013 hanno condiviso un mini in edizione speciale ("Spooky Action At The Sufferbus", flexi-disc mensile per Joyful Noise).
22/04/2015