Jamie Woon

Making Time

2015 (PMR Records)
songwriter, soul, r'n'b

Ci sono voluti ben quattro anni prima che Jamie Woon rimettesse piede in uno studio di registrazione. Quattro lunghissimi anni in cui il ragazzo è diventato uomo. Difatti, la prima impressione che si ha ascoltando “Making Time”, secondo Lp per il songwriter inglese di orgini cino-malesi e scozzesi, è quella di un musicista incredibilmente maturo e sicuro dei propri mezzi.
Via dunque gran parte della patina elettronica post-dubstep presente nel passato, per dare spazio a una strumentazione più ricca, elegante e concisa. Contrabbasso, bonghi e fiati fungono da contraltare a una formula r’n’b che strizza l'occhio in più di un’occasione alla musica soul più elegante e a certo jazz da camera.

A seguire il buon Jamie in cabina di regia è l’attento producer Alex Dromgoole aka Lexxx, ben noto agli addetti ai lavori per aver già collaborato in passato con Bjork, Madonna, Gwen Stefani e Goldfrapp. “Making Time”, come da titolo, è un album in cui lo scorrere del tempo assume una centralità assoluta nei testi e nelle melodie, spesso avvolte in un coagulo emotivo di profonda nostalgia, tra prese di coscienza più o meno dense di malinconia e omaggi incondizionati ai propri trascorsi, esposti qua e là con la grazia di chi ne apprezza i dettagli e le tante sfumature ritenute meno importanti solo in apparenza, fondamentali nel tracciare l’effettivo ricordo emotivo e un’acquisita consapevolezza del proprio cammino.

Si prenda ad esempio l’introduttiva “Message” (“I have to say that it was all I could do to decide/ When I was with it I was playing ahead of the time/ Made a start and I was walking to weather the storm/ But if you look up and you stop”), musicalmente posta a metà tra Bill Whiters e David Sylvian. Stesso dicasi della flemmatica e oscura “Lament”, che pare uscita da uno dei primi dischi solisti dell’ex-Japan, sia per l’atmosfera dimessa, sia per il peso del contrabbasso posto in prima linea, a rinvigorire quel mood evocativo di mistero e profonda inquietudine.

Le trame ritmiche e acustiche di “Forgiven” confermano ulteriormente la strada intrapresa, mentre l’ospite di turno, il giovane cantautore americano Willy Mason, è semplicemente perfetto nell’interpretare la meditativa ed estatica riflessione temporale di “Celebration”, coadiuvata in coro dallo stesso Woon, che intona il ritornello centrale del brano con parole semplici e che lasciano poco spazio a ulteriori interpretazioni: “Making time on the rhythm/ This one's mine all for giving/ Feeling fine for the living/ Mmm”.
La morbidissima ballad acustica “Little Wonder” riprende la struggente e intensa trama dell’indimenticabile “Waterfront” che chiudeva a meraviglia l’album di esordio, così come l’esotismo obliquo di “Thunder”, arricchito dal cantato conturbato e sfuggente di Woon, evidenzia ancora una volta la cifra stilistica dell’album, la quale, a differenza del suo illustre predecessore, rinuncia in gran parte al sostegno virtuoso dell’elettronica.

“Making Time” è in definitiva un disco suonato con la mente e il cuore di un artigiano del soul che affronta il secondo tempo della propria vita, e della propria carriera artistica, forte di un background strumentale di assoluta garanzia e qualità. Mancano di certo le potenziali hit presenti nell’insuperato “Mirrorwriting” e mancano i guizzi soulstep del primo passato. Tuttavia, resta immutata la grazia melodica e rinvigorita a dovere la sostanza acustica. Un lavoro quindi maturo, che conferma con discreta accuratezza produttiva quanto di buono già mostrato da questo straordinario talento britannico.

01/12/2015

Tracklist

1. Message
2. Movement
3. Sharpness
4. Celebration
5. Lament
6. Forgiven
7. Little Wonder
8. Thunder
9. Skin
10. Dedication

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