“Light Loss” non fa in tal senso eccezione, non fosse per la scelta di rivolgersi a Dronarivm, vale a dire a una realtà discografica piccola quanto in costante ascesa negli ultimi anni. Il disco, in compenso, raccoglie cinque delle suggestioni più oscure, claustrofobiche e opprimenti mai licenziate dall'etichetta russa in un suo prodotto. Piéces il cui verbo espressionista va all'inseguimento di certe recenti proposte firmate Denovali (Moon Zero su tutte) passando attraverso recuperi più o meno palesi di alcune delle lezioni dei Coil.
I cinque take nascono a partire da prospettive completamente diverse, e si articolano in un climax che muove dall'estremo di “Mouthful Of Silence”, regno dell'inquietudine fino all'improvvisa entrata in gioco di una morsa rumorista. A una partenza a dir poco frastornante segue l'apparente redenzione di “Dream Coma”, notturno che oscilla tra torpore e gelo siderale, squarciato verso il finale dall'improvviso raggio di luce dell'organo. Pure nella successiva “Bloodletting” i cori angelici si rivelano ben presto apriporta allo stridore, ma l'effetto-sorpresa è ormai sconfitto.
Forse proprio per questo il lungo finale (venti minuti giusti) della title track, curiosamente privo di scossoni e costruito invece attorno al lento crescendo di un corale esoterico, risulta funzionare decisamente meglio. E ancor più centrata è la più breve “If We Were A Lake”, dove le voci si mantengono serene e rassicuranti fino alla fine, segnando la definitiva emersione dalla palude putrida e insidiosa in cui è ambientato il resto del disco. Un probabile preambolo a un nuovo stadio, ancora tutto da perfezionare, dell'arte di Corder.
(22/02/2015)