Voina Hen

Noi non siamo infinito

2015 (Maciste Dischi)
alt-rock, emo

Stigmatizzare una formazione come i Voina Hen focalizzandosi sui testi significa non aver capito molto di quello che Ivo Bucci, Domenico Candeloro, Nicola Candeloro e Simone Di Cicco hanno da dire. E per percepire davvero quello che hanno da comunicare, è quasi necessario andare ad ascoltarli dal vivo, cosa che potrebbe avere senso per ogni band ma che, nel caso dei lancianesi, diventa quasi una necessità fisiologica per una corretta analisi dell’opera.
Sotto l’aspetto squisitamente musicale, i Voina incarnano tutti i limiti e le potenzialità dell’emergente scena alt-rock italiana. Tecnicamente quasi irreprensibili, almeno per quello che necessita il loro linguaggio, mescolano grunge, emo e hardcore melodico seguendo precisi cliché fatti di crescendo solidi, melodia mista a ritmiche e schitarrate aggressive ma che mai sovrastano la voce e le parole, le quali sfociano in ritornelli e cori di facile ascolto e memorizzazione, grazie all’uso di espressioni evocative create a tavolino per stimolare a cantare e urlare anche quando non si è troppo propensi a ricordare e partecipare.
I grossi limiti sono tutti qui, nel poco coraggio dimostrato in fase compositiva e nell’attenzione ridotta all’aspetto strumentale, messo inevitabilmente in secondo piano rispetto a melodia, sentenze e voce. Nello stesso tempo, però, esaminare dal vivo i quattro che picchiano e sudano sui loro strumenti rende l’idea di quanto sia stato ineluttabile, per una band di questa forgia, racchiudersi nell’immediatezza funzionale tesa a colpire il bersaglio nella maniera più diretta possibile.

Il vero protagonista di “Noi non siamo infinito” è ovviamente Ivo Bucci, bocca e muscoli della formazione abruzzese e líder máximo sul palco. Timbrica peculiare che non si caratterizza sotto l’aspetto tecnico ma non ha neanche la necessità di farlo. Quello che serve è qualcuno che sulla scena riversi tutto se stesso, che mostri le proprie paure e la propria ira, che si lasci andare tanto da far emozionare anche noi che siamo dalla parte opposta. Questo è quello che occorre ai Voina Hen e Bucci è probabilmente il migliore frontman che potesse “capitare” loro, talmente preso dalle sue frasi che, superato l’iniziale disagio dato dall’eccessivo trasporto, riesce a creare un’empatia unica.
Dopo la fragile persona che vediamo sulle quinte, Ivo Bucci è le sue parole, quelle che ritroviamo nelle canzoni e che, con grande intelligenza, ha chiarito Luca Romagnoli, leader de Il Management del dolore post operatorio (voce aggiunta in “Questo posto è una merda”) sul palco in occasione della presentazione ufficiale di  “Noi non siamo infinito”. La generazione di cui i Voina Hen provano a farsi portavoce non è una generazione di poveri, derelitti, tossici senza soldi, senza lavoro, senza futuro, ma una generazione che concretamente, in fondo, ha tutto quello di cui ha bisogno, eppure è priva di motivazioni, non ha ragioni per essere arrabbiata ma è infuriata lo stesso, forse perché senza veri sentimenti negativi e in preda alla totale apatia è più complicato sentirsi vivi.

Non tutti i concetti espressi sono condivisibili o necessariamente intelligenti, ma non è questo il punto. Il punto è che i Voina Hen hanno qualcosa da dire, che di questi tempi è un lusso e quello che ribadiscono sembra ritrarre una buona fetta di pubblico “alternativo” tanto che, sono pronto a scommetterci, grazie anche allo stile di facile impatto, non ci metteranno molto a divenire il megafono di questi ragazzi. Parlano di sconfitta, i Voina Hen, di rassegnazione (“La tempesta”, “Il funerale”), di noia (“Ora basta”), di fallimenti e speranza (“Noi non siamo infinito”) o di crisi esistenziali (“Finta di niente”); lo fanno piazzando brani che colpiscono nel giro di un ascolto (“Calma apparente”, “Questo posto è una merda”), usando le parole (“Io non piango”, cover di Franco Califano) o la voce (Marti Stone in “Mi sale il vomito” e “Maledizione”) di altri.
Come tanti di quei giovani sotto il palco, i Voina Hen hanno rancore e sono in guerra ma non riescono a comprendere quale sia il pericolo. Come cantano loro stessi nella bellissima “Le pietre”: “E non riesco a vedere il nemico, non riesco a mettere a fuoco l’obiettivo. Siamo diventati tutti uguali. Per ammaestrarci è bastato distrarci. Non sai come riconoscermi in questa folla di idioti”. Quali sono i valori incarnati dal giovane pubblico del rock alternativo di oggi? Forse la risposta è semplicemente Voina Hen, il grido rabbioso dell’uomo mediocre.

31/10/2015

Tracklist

  1. La tempesta
  2. Calma apparente
  3. Io non piango (cover di F. Califano)
  4. Questo posto è una merda (feat. Luca Romagnoli)
  5. Ora basta
  6. Mi sale il vomito (feat. Marti Stone)
  7. Noi non siamo infinito
  8. Maledizione (feat. Marti Stone)
  9. Le pietre
  10. Finta di niente
  11. Il funerale


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