A voler professare una volta tanto un esercizio di ottimismo, verrebbe voglia di sussurrare che il french touch è finalmente tornato di moda. Magari non nella veste smagliante e iper-celebrata dei tempi d'oro tra la fine dei Novanta e l'inizio del millennio, forse ancora in forma troppo embrionale ed episodica per parlare di un vero movimento.
Eppure qualcosa al di là dalle Alpi si muove, e tanto basta per farci vagheggiare una ennesima, esaltante nouvelle vague della musica francese.
Mentre si è dicusso in lungo e in largo del ritorno sulle scene dopo tre lustri di letargo di Ludovic Navarre, nelle retrovie della scena transalpina si assiste a un rinnovato fermento che sta già producendo diversi, notevoli frutti ancora più o meno "nascosti".
In ordine puramente cronologico, e citando soltanto tre nomi a mo' di campione, l'electro-pop arrembante dei La Femme, il rock agrodolce dei Ropoporose e infine il qui presente album di debutto dei Le SuperHomard, trio di Avignone capitanato da Christophe Vaillant (chitarre e tastiere) e completato dal fratello Olivier alla batteria e dalla voce di Pandora Burgess a incorniciare il tutto.
Già licenziato lo scorso anno in Giappone da Rallye Records, il debutto “Maple Key” viene ora pubblicato in Europa da Mega Dodo su formato cd e vinile bianco in edizione limitata. Otto brani equamente divisi su due lati per un totale di una ventina abbondante di minuti: quanto basta per apprezzare l'electro-pop raffinato del combo provenzale, il cui sound sembra ideato per far sobbalzare sulla sedia gli orfani degli Stereolab, gli amanti degli Air e – crepi l'avarizia – i seguaci di Jacco Gardner, al quale peraltro hanno aperto diverse date.
Lontani dai richiami disco quanto dalle velleità mainstream, Le SuperHomard si stabiliscono in un limbo retro-futurista entro il quale ogni prospettiva risulta schiacciata fino a sovrapporsi l'una con l'altra, cosicché i languori sixties vanno a braccetto con lo space-rock e la lounge music si tinge di sfumature psych. Se “Dry Salt In You Hair” e “Mister Corn” fanno tesoro della lezione impartita da Laetitia Sadier e soci, “Bituminized” e “From My Window” sarebbero credibili come outtake di “Talkie Walkie”.
Il trip spaziale di “Maple Key” e l'andamento elegante delle due parti di “On a Sofa” completano un'opera prima contraddistinta da una scrittura brillante e un tocco leggero ma allo stesso sofisticato che non scade mai nello snobismo.
A conti fatti, davvero niente male.
15/03/2016