"Everyday Mythology" è l'album d'esordio dei Loomings,
ensemble guidato dal giovane musicista milanese Jacopo Costa. Proprio a Milano, Costa inizia i suoi studi da percussionista per poi trasferirsi a Strasburgo. Nonostante gli studi accademici, Costa non dimentica di aver iniziato la sua carriera di musicista grazie agli ascolti giovanili di
Frank Zappa,
Captain Beefheart,
Robert Wyatt,
Henry Cow e tutto il movimento del
Rock In Opposition. Questa sua passione è udibile in ogni brano del suo album d'esordio.
Nel 2012 l'
ensemble è pronto; oltre a Jacopo Costa alle percussioni, glockenspiel e piano, troviamo Maria Denami e Ludmila Schwartzwalder (entrambe voce e kazoo), Benoit Rameau (voce), Louis Haessler (basso) e Enrico Pedicone (percussioni varie). Tutti questi musicisti vengono da precedenti esperienze e ognuno di loro porta con sé conoscenze e professionalità che Costa è capace di esaltare.
In effetti, "Everyday Mythology" appare come un grande inno alla libertà; libertà di creare una musica non facile né da suonare, né da ascoltare, incurante del concetto di vendite o successo tanto presente nel comune lessico dei musicisti mainstream e delle grandi etichette che - come diceva il vecchio manifesto del Rock In Opposition - "hanno orecchie solo per il fruscio del denaro".
Libertà assoluta che nobilita la parola
free, intesa come influenze free-jazz, free-rock, free-form. Rock sperimentale, rock d'avanguardia - dove è il vibrafono di Costa a farla da padrone - che rimanda ai vocalismi di
Robert Wyatt, ai collage di
Frank Zappa, al geniale e apparente disordine di Don Vliet e sopratutto alla straordinaria stagione del Rock In Oppostion,
Henry Cow in testa.
Alcuni brani appaiono davvero interessanti; ad esempio, le ottime "Black (And Green And Red)" e "A Waiting Game Of Nonsense", due pezzi pop suonati da musicisti d'accademia. Frank Zappa irrompe deciso in "Awkward" come anche nella geniale "Sweet Sixteen", che concilia due mondi che Zappa aveva spesso tenuti separati; il Doo-wop anni Cinquanta e la musica di ricerca. Il risultato di questo crossover (con intermezzi lirici) mostra un'intelligenza e una ricercatezza davvero fuori dal comune.
L'influenza degli Henry Cow è evidente un po' ovunque, come ad esempio in "The Thing That Change"o in "Lockjaw (A Mutant DOG)"; quest'ultima termina con una divertente versione
wyattiana di "Black Dog" dei
Led Zeppelin. "Car, Suburbs, Downtown, Despair" esplora sia territori pop che jazz, mentre in "Keywords" e "In A Black Key" la sperimentazione è soprattutto vocale.
L'album si chiude con un omaggio alla città natale di Costa; "Milano" è il momento più grigio e quasi "isolazionista" di "Everyday Mythology", probabilmente adatto a descrivere una città dai mille colori e dalle mille contraddizioni.