Metallica

Hardwired... To Self-Destruct

2016 (Blackened)
thrash-metal

Ci sono voluti ben otto anni per ritrovarci di fronte un nuovo album dei Metallica, band che nell'arco della sua carriera - piaccia o non piaccia - ha incarnato mente e cuore del metal. I Metallica sono sempre stati capaci di stupire e innovarsi, dividere e far parlare di sé, tanto coraggiosi da non ripetere facili successi ma di reinventarsi continuamente. Passando dai leggendari primi quattro album che hanno spaccato menti e piatti di un'intera generazione, dal "Black Album" che mostrava un avvicinamento verso sonorità più accessibili, cercando riconoscimenti più ampi fino all'ingresso nel tempio del mainstream, Mtv. Si va poi alle svolte totalmente inattese di "Load" e "Reload" che ribadivano quanto i Metallica andassero dritti per la loro strada, incuranti di giudizi e critiche; si giunge infine - dopo un lungo periodo di crisi personali - alla pubblicazione di due album odiatissimi dai fan: "St. Anger", lavoro probabilmente mediocre, che cercava una nuova e scomodissima strada sulle vie del metal, e l'ingiustamente bistrattato "Lulu", lavoro assolutamente innovativo ma purtroppo incompreso dai fan, più spesso alla ricerca di certezze che di sconvolgimenti.

Negli ultimi due Lp i Metallica hanno invece cercato la strada del ritorno alle origini, dal dignitoso "Death Magnetic" al nuovo "Hardwired... To Self-Destruct". I four horsemen di oggi sembrano guardarsi addosso e auto-compiacersi, rimestando continuamente nel loro glorioso passato e perdendo quel coraggio che li aveva sempre contraddistinti.
Dodici brani, settantasette minuti costruiti su una serie di riff granitici, sempre tirati al massimo, esenti dalla malattia dell'ipertecnicismo fine a se stesso. Hetfield tiene sempre il volume a livelli assordanti, autocitandosi continuamente, passando a rassegna la sua intera discografia. Nulla di nuovo, se non la voglia di esserci ancora, il desiderio di testimoniare malinconicamente il proprio passato, più che aprire nuove strade del metal del futuro. Ma di strade nuove i Metallica ne hanno già battute tante, alcune francamente impervie, quindi questa sorta di revival thrash possono permetterselo.
Le pecche di "Hardwired... To Self-Destruct" stanno nella mancanza di un vero grande brano che spicchi al di sopra degli altri e nella carenza di evidenti variazioni nei lunghi 77 minuti; ci troviamo di fronte una interminabile cavalcata thrash-metal condotta senza alcun momento di tregua, ma a un certo punto il gioco delle citazioni stanca e svilisce.

"Hardwired" - primo singolo pubblicato - rinvigorisce l'anima speed, e i riff di "Moth Into Flame" e "Halo On Fire" appaiono monolitici come le proprie origini. "Murder One" è dedicata all'indimenticato Lemmy Kilmister dei Motorhead, mentre in altri momenti ci troviamo di fronte a ritmi semplici ma talmente compatti da destare comunque interesse ("Now That We're Dead" e la lovecraftiana "Dream No More"). Molto coinvolgente l'epica "Atlas, Rise!", arricchita da un finale di metal classico nostalgico ma travolgente.
Si chiude con l'orgia thrash di "Spit Out The Bone" che riassume, nei suoi sette minuti, gran parte della storia dei Metallica.

Un po' "Kill 'Em All", un po' "Master Of Puppets" e un po' "Black Album", il nuovo "Hardwired... To Self-Destruct" ci dice che i four horsemen sono ancora tra noi, nostalgici ma vitali.

21/11/2016

Tracklist

Disc 1

  1. Hardwired
  2. Atlas, Rise
  3. Now That We're Dead
  4. Moth Into Flame
  5. Dream No More
  6. Halo On Fire

Disc 2

  1. Confusion
  2. ManUNkind
  3. Here Comes Revenge
  4. Am I Savage
  5. Murder One
  6. Spit Out The Bone




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