Che il nuovo album di Santi White sarebbe stato diverso dal precedente e cupo Masters Of My Make-Believe lo si era intuito dal singolo rilasciato lo scorso novembre, la contagiosa “Can’t Get Enough Of Myself” che sorprendentemente recuperava la spensieratezza di alcuni momenti del suo ormai lontano debutto. La solarità e le influenze caraibiche, attualissime ma comunque lontane dalle soluzioni più tamarre dell’attuale panorama pop, sono infatti il leitmotiv di questo "99¢",che fa piazza pulita di ogni residuo grime e hip-hop dalla sua proposta musicale, mettendo definitivamente la parola fine sugli ingombranti paragoni con la più famosa collega M.I.A..
Meno seriosa che in passato e più sarcasticamente consumistica, come suggerisce il titolo a buon prezzo, Santigold stavolta farcisce con inaspettato buon umore le sue tipiche cavalcate di matrice new wave come “Who I Thougt You Are” e “Rendezvous Girl”, con le piccole creature dei Talking Heads sempre pronte a sbucare dietro ogni pentagramma. Rende più giocose le sferzate elettroniche di “Walking In Circle”, ammorbidisce la contorta tribalità di “Big Boss Big Time Business” e se nella fin troppo piaciona “All I Got” rischia di scivolare sulla buccia della ruffianeria, in “Banshee” la White aggiunge l’agognato equilibrio formale, realizzando uno dei pezzi migliori della sua carriera.
Tutto è talmente ben oliato e strutturato che persino lo sbadigliato (letteralmente) featuring di ILoveMakonnen che introduce l’agrodolce “Who Be Lovin Me” infastidisce meno di quanto dovrebbe.
Paradossalmente qualche problema sorge proprio quando Santigold tenta di rallentare il ritmo, soprattutto nella seconda parte del disco, purtroppo meno scoppiettante e più frammentaria della prima. Perché se nel singolo “Chasing Shadow” le direttive scelte sono ancora ben udibili, amalgamandolo bene col resto dei brani, con le tormentate e nervose “Before The Fire” e “Outside The War” si ritorna improvvisamente all’album precedente e la sensazione è quella di trovarsi di fronte a degli intrusi, seppur i pezzi in questione non siano di per sé malvagi.
Molto meglio allora quando mette da parte l’infantile falsetto, perfetto per un album come questo, per affrontare con la dolcezza di una Joan Armatrading la bella “Run The Races”.
Ancora lontano dall’essere il suo lavoro definitivo, “99¢” conferma il gusto della White per un songwriting pop d’altri tempi e il suo fiuto per l’attualità (purtroppo mai premiato dal grande pubblico) e si candida come ottimo antipasto per la bella stagione. Ma non temete, non saranno le sudaticce serate in discoteca al ritmo di reggaeton a venirvi in mente, quanto piuttosto dei pigri e assolati pomeriggi estivi.
15/03/2016