Strokes

Future Present Past

2016 (Cult)
pop-rock

Ok, ormai l'abbiamo imparato: se sei una band "importante", con tanto seguito e la certezza di una grande copertura mediatica qualsiasi cosa tu faccia, ti conviene puntare tutto sull'effetto sorpresa. Nascondere le tue mosse agli occhi ingombranti della quotidianità "social" per poi sfruttarne il tam tam che spontaneamente scaturisce dall'evento inatteso. I Radiohead in tutto questo sono stati - e sono ancora - gli inarrivabili maestri, ma là fuori in tanti hanno preso appunti e hanno deciso a loro volta di farsi furbi.
Tra questi, evidentemente, anche gli Strokes. Il cui ritorno, a maggior ragione dopo tre anni di silenzio e interrogativi, sarebbe stato comunque un evento nel caotico e sovraffollato panorama musicale dell'a.d. 2016. Ma vuoi mettere, invece, il piacere di annunciare di punto in bianco che ci sono tre nuove tracce (quattro, contando il remix "omaggio") in giro per la Rete? Oltre a seminare un discreto vespaio, puoi stare certo che avrai tutti i riflettori addosso. Ed è un po' quello che, ne siamo certi, andavano cercando Casablancas e storici soci. Concluso con le batterie scariche l'ormai logoro e improduttivo rapporto con la Rca, gli Strokes sembrano avere soprattutto fretta di prendere le distanze dall'opaco "Comedown Machine" e di riallacciare i rapporti con il proprio passato, per rispolverarlo nel presente e proiettarlo nel futuro. Il fatto stesso che, a margine del lancio di "Future Present Past", i newyorkesi abbiano fatto scrivere nero su bianco che stanno lavorando a nuovo materiale fa sempre parte di una coreografia montata ad arte per riaccendere l'entusiasmo di una fanbase in significativa parte scoraggiata.

Che poi questo Ep riesca davvero a invertire il declino artistico delle ultime uscite è tutto da vedere. Più che altro, lo sforzo - evidente - di rimpossessarsi del fuoco sacro delle origini non sembra suffragato né dal necessario contraltare di ispirazione (il brano di protesta "Drag Queen", ad esempio, sfigura al cospetto dei capisaldi del repertorio, ma anche "solo" di una "Machu Picchu" che rimane il capitolo più sottovalutato della intera parabola del combo statunitense), né tantomeno dalla freschezza espressiva dei bei tempi, fatta salva forse "Threat of Joy", onesta hit da godersi nel dormiveglia da spiaggia.
La stessa "OBLIVIUS", di cui si trova in coda il remix realizzato dal batterista Fabrizio Moretti, gioca le sue carte sul più classico dei ritornelli a effetto incorniciato dalla migliore prova vocale di Julian Casablancas, ma l'intreccio di chitarre e synth che sorregge il brano non è altro che l'ennesima riproposizione di qualcosa di già ripetutamente sentito, e con esiti migliori, dieci anni fa o giù di lì.

"Future Present Past" è forse un passo necessario, ma più per gli Strokes stessi che per il mondo esterno. È un po' come quando si inaugura un libro, o un capitolo, o una nuova storia e ci si trova di fronte la pagina bianca. Gli Strokes hanno ricominciato a scrivere, e non resta che augurarsi che la trama possa essere più avvincente di questo insipido incipit.

05/06/2016

Tracklist

  1. Drag Queen
  2. OBLIVIUS
  3. Threat Of Joy
  4. OBLIVIUS (Fabrizio Moretti remix)


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