Ilenia qui le piazze sono affollate
Ma innocue
Ormai le piazze fanno rivoluzioni
Solo quando sono vuote
Nel nono lavoro in studio, gli Zen Circus dimostrano un'idea di fondo ben precisa: suonare come un classico trio chitarra, basso e batteria, e basta, senza sovrastrutture, selezionando il meglio delle circa quaranta tracce scritte negli ultimi due anni.
Il risultato è l'album più immediato e diretto della (ormai lunga e ricca di soddisfazioni) carriera di Appino, Karim e Ufo: dieci canzoni pensate come dieci potenziali hit, in grado di confermare il Circo Zen fra le realtà di spicco nell'affollato circuito indipendente italiano.
Dentro "La terza guerra mondiale" permane il combat-folk barricadero che li ha resi celebri, a volte intriso di echi wave, soprattutto nei giri di basso di "San Salvario", altre volte saturo di epicità, come accade nell'iniziale title track, febbrile mix di disillusione e voglia di dar vita a una nuova era.
Ma questa volta, molto più che in passato, emerge una decisa (e decisiva) vena alt-rock, sprigionata sia attraverso l'uso spinto delle chitarre, sia per mezzo di ritornelli facilmente canticchiabili, come accade nell'efficace "Ilenia" (il primo singolo estratto) e nella più telefonata "Terrorista".
Non mancano gli episodi candidati a diventare nuovi inni generazionali, e stavolta ce ne sono almeno due, "Non voglio ballare" e "L'anima non conta" (vero, dentro ha un po' di "effetto Ligabue", ma 'sti cazzi, è un gran bel pezzo), una coppia di midtempo destinati a posizionarsi fra le migliori canzoni scritte finora da Appino e compagnia.
E come al solito il Circo Zen non te le manda certo a dire: "La terza guerra mondiale" è anche un disco che farà discutere, perché Appino è bravo nel prendere posizione e scrive senza timori, gettando nella mischia il bieco campanilismo da provincia cronica messo a nudo in "Pisa merda" (il rischio di far arrabbiare chi non saprà leggerla è altissimo) e le liriche antibuoniste della scarica electro "Zingara", perfetta per dar vita a lunghi (e presumibilmente sterili) dibattiti.
Mai lavoro degli Zen Circus è risultato più completo, e anche se la seconda parte risulta meno efficace, c'è un sontuoso finale servito sulle note di "Andrà tutto bene": oltre dieci minuti rafforzati da una coda strumentale dove negli ultimi secondi la band chiede - sussurrando - il silenzio, al cospetto delle macerie lasciate dal terzo conflitto mondiale.
Cosa resterà in piedi? A guardare la copertina, resteranno tre ragazzi che, insensibili alla distruzione che li circonda, metteranno in scena l'ennesimo selfie scattato con il sorriso sulle labbra mentre consumano l'agognato aperitivo. Perché oggi l'importante è dimostrare di esserci: tutto il resto importa poco.
20/09/2016