Sorprende da tanti punti di vista trovarsi di fronte un lavoro tanto sperimentale nato in un mondo e in una cultura così lontani dalla nostra; probabilmente questo mostra quanto siano spesso inesatti quei preconcetti che distinguono nettamente il mondo occidentale "libero" ed evoluto da altri "meno liberi" e più arretrati.
La voce eterea di Sara Bigledi Shamloo si rifà alle muse dark figlie della sacerdotessa Nico che tanti epigoni ha avuto nella lunga storia della musica rock. Il canto delle discepole iraniane volteggia sulle dilatate stratificazioni elettroacustiche che percorrono una strada che sta a metà tra la liturgia e il misticismo, tra l'oscurità e la ricerca della luce. Sono gli archi che danno forma a un album ricco di registrazioni ambientali e manipolazioni elettroniche mai fredde o astratte ma sempre capaci di emozionare e comunicare.
Interessante la scelta dei titoli dei brani che riprende le fasi della mitosi cellulare (il processo di riproduzione asessuata delle cellule eucariotiche); un processo complicatissimo che avviene miliardi di volte al secondo in ogni essere vivente. "Isthmus" potrebbe quindi essere una sorta di inno alla vita (elemento in parte contraddittorio in quanto la mitosi per dare vita a due nuove cellule richiede sempre la morte di quella originaria), ma potrebbe anche essere inteso proprio com istmo, linea di separazione tra due mondi, tra due elementi una volta inscindibili, costretti a separarsi per sempre senza possibilità di tornare a riunirsi.
L'inizio della separazione ("Prophase") appare subito un evento traumatico segnato da un lungo bordone di archi e dal canto sacerdotale, quasi a sottendere il confine che esiste con una nuova forma di vita che per nascere necessita della morte di un'altra. Archi sinistri e funeree declamazioni vocali continuano nelle successive "Metaphase" e "Anaphase", mentre nel finale "Telophase" gli archi iniziano a ripetersi velocemente per formare un ipnotico loop che si sovrappone a un secondo loop di tastiere su cui il canto può inserirsi e accompagnare gli archi fino alla desolante dilatazione dei minuti finali.
(09/03/2017)