La ristampa ad opera della label americana Dais del leggendario e mai dimenticato album dei Coil, “Time Machines”, ci offre il pretesto per riascoltare uno dei lavori più sperimentali e atipici del gruppo inglese.
Pubblicato in origine nel lontano 1998 per Eskaton, l’album realizzato da John Balance, Peter Christopherson e Drew McDowall segnò all’epoca un nuovo corso che portò il trio, con l’aggiunta dal tastierista Thighpaulsandra, a comporre, solo un anno più tardi, uno dei loro album più amati: “Musick To Play In The Dark”.
Nell’ambito scientifico gli esperimenti devono essere replicabili e verificabili per essere considerati validi e riusciti. Nel campo dell’arte, invece, il termine sperimentale indica qualcosa che non si ripete, di estemporaneo, spesso (ma non necessariamente) frutto d’improvvisazione. In linea di massima, l’aggettivo “sperimentale” in campo artistico viene utilizzato per indicare qualcosa di singolare: un evento che segna uno scarto differenziale rispetto a un orizzonte d’attese definito. In effetti, quando comparve “Time Machines” spiazzò non poco anche i fan di lunga data dei Coil.
All’inizio il disco fu concepito come una sorta di esperimento a sé stante, realizzato materialmente nel 1997 e pubblicato l’anno dopo solo sotto il nome “Time Machines”, anche per distanziarlo dai lavori precedenti. Seppur retrospettivamente, il lavoro fu considerato, con il beneplacito degli stessi autori, come una tappa importantissima del loro percorso di ricerca.
In questo caso, l’esperimento era rivolto principalmente verso se stessi, sia attraverso la musica, sia attraverso l’uso di sostanze psichedeliche durate le sessioni di composizione dell'album. Come ogni lavoro dei Coil, anche questo deve essere inquadrato all’interno di una cornice rituale. Balance, Christopherson e McDowall registrarono quattro lunghe tracce a base di drone-music, i cui titoli rimandavano al nome delle droghe allucinogene utilizzate: 1) l’Armina, una sostanza presente in piante sudamericane come l’ayahuasca; 2) la DOET o Hecate, un farmaco psichedelico sintetizzato in origine dal chimico Alexander Shulgin; 3) La 5-MeO-DMT, una triptamina psichedelica presente nel veleno dei rospi (ma ricavabile anch’essa dall’ayahuasca); e, per finire, 4) la psilocibina presente in natura all’interno di alcuni funghi allucinogeni.
Si sa, per i Coil la scienza e la magia erano strettamente connesse e l’uso delle sostanze chimiche qui assume un carattere non ludico ma di ricerca interiore e spirituale, al pari della psiconautica teorizzata nel dopoguerra dallo scrittore e filosofo tedesco Ernst Jünger.
“Time Machines” è un’opera di 73 minuti circa di durata che, a detta dello stesso Balance, voleva costruire degli slittamenti temporali nel tempo e nello spazio facendo perdere la cognizione del tempo all’ascoltatore. Del resto, uno degli slogan utilizzati dai Coil era proprio “Music cures you of time”. Ascoltare il lavoro doveva equivalere, nelle intenzioni degli autori, a perdersi in quella sorta di specchio nero raffigurato nella copertina. Qualcuno ha visto in esso una sorta di richiamo allo specchio di ossidiana posseduto dal matematico, occultista e alchimista John Dee, vissuto a cavallo tra il XVI e XVII secolo presso la corte della regina Elisabetta I.
Lo specchio nero di Dee, oggi custodito al British Museum, era un manufatto di origine azteca che aveva il compito di attirare e imprigionare le anime dei morti, perse nel flusso del tempo. Non a caso, “Time Machines” sembra prendere le mosse proprio dall’uso di sostanze psichedeliche derivate, in massima parte, dalla pianta sudamericana ayahuasca (anche conosciuta come yage), il cui nome significa “liana degli spiriti o liana dei morti”.
A convalidare l’interpretazione del rituale legato all’arresto del tempo e all’evocazione dei trapassati, sempre sulla scia degli insegnamenti dell’occultista John Dee, troviamo nelle note di copertina anche una frase di Julian Cope, fondatore del gruppo post-punk The Teardrop Explodes: “When people jump through time they give themselves up to rhyme and reasons of the Heavens”. A essa si accompagnava anche una frase, “Persistence Is All”, e un simbolo esoterico preso direttamente dalle pagine di John Dee. Il simbolo utilizzato, chiamato anche con il nome di "Monas Hieroglyphica", diverrà poi una sorta di logo dei Coil, a riprova dell’importanza che assunse questo lavoro dal carattere inizialmente sperimentale ed estemporaneo.
Musicalmente il lavoro deve molto alle ricerche sonore di La Monte Young. Nel disco si creano intense stratificazioni sonore attraverso l’uso di sintetizzatori modulari. Il mutamento progressivo dei bordoni costruisce la sensazione di lenti scivolamenti sonori, come una caduta progressiva ma rallentata che ha il compito di creare la sensazione di una sorta di sospensione temporale.
“Time Machines” ha diversi punti di contatto anche con la ricerca di un compositore atipico come lo svedese Carl Michael von Hausswolff, soprattutto per l’interesse nei confronti dello spiritismo (si pensi alle sue ricerche sulle “voci” dei morti nascoste nell’elettricità statica) e per l’uso di frequenze al limite o al di sotto della nostra soglia uditiva.
In generale, questo lavoro traspone una certa sperimentazione sonora drone-ambient in un ambito non afferente a quello della musica colta, aprendo la strada alla ricerca di molti artisti contemporanei affascinati da un certo uso/abuso di sintetizzatori modulari, anche legato allo sviluppo di forme recenti di sonorità di stampo drone/dark ambient post-industrial. A titolo di esempio, si prenda il lavoro solista dello stesso Drew McDowall, sempre ai limiti di una ricerca escapista verso dimensioni “altre”.
Lo stesso McDowall ha realizzato anche delle performance a Los Angeles e New York per presentare dal vivo “Time Machine”, a riprova di un interesse per un album non certo di facile ascolto ma comunque seminale e “persistente” nell’archivio della vasta produzione dei Coil. Del resto, un disco da rimettere sul piatto altro non è che una macchina per fermare il tempo, sopravvivere ai suoi autori e catturarne le anime, anche quelle dei morti.
15/01/2018