Fieramente e visibilmente queer (il bel documentario girato da Mykki Blanco sull'attivismo LGBTQ di Johannesburg approfondisce ulteriormente la loro storia), ben consci di possedere un'immagine che rompe ogni schema precostituito e abbatte le convenzioni di genere, i due amici di lunga data effettuano con l'Ep "Amaqhawe" (termine zulu per "eroi") il balzo di qualità, la prima uscita di vero rilievo nella loro carriera. Laddove il precedente "Bottoms Revenge" (un titolo che è tutto un programma) incanalava il loro portato intellettuale e il loro approccio femminista in una rilettura nebulosa e avantgarde del Durban-sound, al confine col sound-collage più sperimentale e la psichedelia più slabbrata, l'operazione compiuta col nuovo lavoro autoprodotto è sostanzialmente volta a sortire l'effetto opposto, mirando al massimo coinvolgimento ritmico possibile, a una fisicità e una concretezza pop inedita finora nel loro repertorio. "Uyang'khumbula", già distribuita lo scorso giugno, diparte dal modello prettamente strumentale della scena e racconta di desiderio, violenza e amore omosessuale, districandosi tra spoken-word, rap (Desire Marea possiede discrete qualità come MC) e cantato con grande agilità, senza sacrificare il flusso della melodia e la sensualità centrale nelle interpretazioni del duo.
Altrove la deviazione dal canovaccio gqom di partenza si riflette nel trattamento della musica stessa: per quanto l'elemento vocale non manchi in nessuno dei tre brani (anzi, viene ulteriormente approfondito grazie a squillanti interventi rap da parte di Surreal Sessions, uno dei vari collaboratori reclutati per la causa), è la manipolazione del supporto sonoro a esaltare l'ascolto, a permettere ai FAKA di costruirsi la propria nicchia anche e soprattutto dal punto di vista musicale. Specialmente "Inhliziyo" ("cuore" in italiano) tiene fede al titolo che possiede estremizzando i tratti ritmici propri del settore e spegnendo gran parte della strategia della tensione messa in atto da numerosi esponenti, sovrapponendo strati di beat in una sorta di riavvicinamento alle radici kwaito/house del genere.
Il coinvolgimento è assicurato, la diversione massimalista del tappeto sonoro, peraltro interessata da un interessante senso della progressione, getta prospettive interessanti sul futuro del filone e sulle sue possibili evoluzioni, legate a doppio filo tanto alla potenziale ascesa popular quanto a eventuali diramazioni in chiave sempre più sincretica/ricombinante, veicolo per riflessioni ad ampio spettro.
Da parte loro, Desire Marea e Fela Gucci lasciano intuire come questo succinto Ep voglia rappresentare soltanto il primo vero passo, il trampolino di lancio verso un'espressione artistica sempre più totale, attraverso cui innalzare il suono gqom a nuove vette comunicative. Ambizione e visione non mancano affatto.
(02/11/2017)