Un album dal vivo dei Pearl Jam non è certo una novità: dai tempi del triplo "Dissident", pubblicato all'indomani dello straripante successo di "Vs" per contrastare con un prodotto ufficiale la proliferazione dei bootleg, spesso di qualità non proprio eccelsa, Vedder e compagnia ne hanno immessi sul mercato di ogni tipo e formato, arrivando a documentare persino interi tour, per la gioia degli appassionati di completismo.
Ma per "Let's Play Two" il discorso è diverso dal solito, in quanto è interpretabile come la colonna sonora (troppo breve il minutaggio per recriminare l'esaustività del racconto di un loro show) di un film-concerto-documentario che affianca musica e passione per lo sport, baseball per la precisione, con la figura di Eddie al centro della narrazione e gli altri membri del gruppo relegati a un ruolo di contorno, seppur protagonisti tutti assieme delle efficaci riprese live.
L'idea è scaturita dal fatto che i Chicago Cubs (dei quali Vedder è accesissimo tifoso) nel 2016 si sono aggiudicati le World Series, e i Pearl Jam hanno suonato sul loro campo - il Wrigley Field - nei giorni 20 e 22 agosto: da questi eventi Danny Clinch (già con la band dieci anni prima per l'ottimo "Immagini in cornice") ha diretto le riprese per l'opera cinematografica, delineando un ritratto a suo modo anticonvenzionale.
Sulla storia del quintetto di Seattle e sulla qualità delle canzoni scritte negli anni non serve aggiungere nulla a quanto dal 1991 si è detto e scritto, così come non può costituire una sorpresa affermare che da troppo tempo non si scorge novità alcuna in quello che i Pearl Jam continuano a suonare.
La scaletta di "Let's Play Two" scolpisce tale consapevolezza nel marmo, e lo fa anche dal punto di vista dei musicisti, visto che sulle diciassette tracce messe in sequenza appena cinque (compresa la misconosciuta "Black, Red, Yellow", B-side di "Hail, Hail", unico frammento zona "No Code") vengono estratte da lavori successivi a "Vitalogy", privilegiando in maniera netta i primi tre dischi, di gran lunga i loro migliori.
Del medesimo periodo è anche una delle più riuscite cover mai diffuse dai Pearl Jam, "Crazy Mary" di Victoria Williams, che nel 1993 fece parte di "Sweet Relief", compilation pubblicata per una raccolta fondi finalizzata a sostenere gli artisti affetti da sclerosi multipla in difficoltà economiche.
Accanto agli scontatissimi evergreen "Black", "Jeremy" e "Alive", troviamo la sana scarica adrenalinica di "Last Exit", la sempre intensa "Release" e l'irrinunciabile "Corduroy"; fra il materiale meno datato brilla "Inside Job", mentre la recente "Lightning Bolt" soccombe nell'infausto confronto con i pezzi storici.
A fine selezione compaiono "All The Way", brano di Vedder solista dedicato proprio agli amati Cubs, uscito come singolo nel 2008, e la cover dei Beatles "I've Got A Feeling", una di quelle che a Eddie piace da morire continuare a suonare dopo tutti questi anni e che ha il pregio di dispensarci per una volta dall'ennesima riproposizione di "Rockin' In A Free World".
Tutto bello per i fan oltranzisti, un po' meno per chi di questo (alt-)rock sempre più tendente al "classic" ne ha oramai piene le tasche. Per tutti un augurio e una speranza: rivederli in Europa la prossima estate. I rumours che stanno circolando in questi giorni sembrano essere qualcosa in più di semplici e remote ipotesi. E allora sì che saranno brividi veri...
18/10/2017