Trent Reznor & Atticus Ross

The Vietnam War

2017 (Null Corporation)
soundtrack, dark ambient/electronic

In un lasso di tempo relativamente breve, la fortunata accoppiata artistica di Trent Reznor e Atticus Ross è passata da serendipity della colonna sonora a riferimento assoluto nel genere. L'Oscar per "The Social Network" non è stata altro che la conferma di un passaggio chiave nell'arte del commento musicale, consolidato nelle numerose prove successive che ormai non sono più un'esclusiva di David Fincher.
Il numero crescente di commissioni affidate al duo giustifica l'uscita di ben tre album in appena dodici mesi: dopo la parabola ambientalista di Leo DiCaprio ("Before The Flood" e il biopic sulla strage della maratona di Boston ("Patriots Day") arriviamo a un progetto forse ancor più ambizioso, questa volta nel segno delle serie tv di ultima generazione.

Nello stradominio della fiction a puntate, l'imponente documentario in dieci parti trasmesso da PBS intende lasciare un segno nella storia: similmente al "kolossal" di Claude Lanzmann dedicato all'Olocausto ("Shoah", 1985), i registi Ken Burns e Lynn Novick hanno raccolto le testimonianze di coloro che hanno vissuto sulla propria pelle la guerra del Vietnam, tra le pagine più sanguinose e deprecabili del secolo scorso. Uno storytelling collettivo di diciotto ore complessive cui Reznor e Ross hanno prestato il loro stile inconfondibile per diciassette tracce estese, compilate nell'intero spazio di un doppio disco edito da Null Corporation.

L'impostazione commemorativa e anti-spettacolare dell'opera ha portato il duo ad assecondare la stessa vena melodica degli esordi: le inquiete progressioni del pianoforte sono come ovattate, "soffocate" all'interno di un'ambientazione più asettica - talvolta una landa desolata dell'anima ("The Forever Rain", "Tord Polaroid", "The Right Things"), talaltra l'annuncio di una minaccia incombente ("Four Enclosed Walls", "Haunted"); un espediente ampiamente collaudato dal premiato binomio, che finisce così per concedersi poche deviazioni dal registro principale - perlopiù ruvide contaminazioni ambient/elettroniche - sviluppando la soundtrack in maniera tanto coerente quanto monocorde.
A maggior ragione, anzi, i passaggi nel solco del post-industrial di marca NIN ("What Comes Back", "Strangers In Lockstep") in certi casi si discostano in maniera troppo netta dall'atmosfera intimamente sofferta che li circonda ("Justified Response", "Before And After Faith"): il rischio è che queste brusche virate vengano percepite come indelicatezze anziché come rovescio della medaglia di una narrazione emotivamente contrastata.

Con la stessa durata dello score per il glaciale thriller "Gone Girl", l'ultima fatica dei due sodali si porta dietro il peso di un curriculum onorevole ma sempre più esposto all'autoreferenzialità. Trova conferma il sospetto che registi e art director facciano affidamento sui tratti stilistici che indubbiamente costituiscono il trademark del duo, invece di stimolarne la spinta alla sperimentazione di soluzioni innovative come quelle che li hanno portati all'attenzione del pubblico e di tutta l'industria cinematografica.
Il rischio concreto, da scongiurare alla prima occasione buona, è che Reznor e Ross si fregino dello status ottenuto a loro tempo da autori rivoluzionari come John Williams e Hans Zimmer, oggi di fatto i maggiori "manieristi" della composizione per il grande schermo, per quanto formalmente ineccepibili.

21/09/2017

Tracklist

  1. Less Likely
  2. Four Enclosed Walls
  3. The Forever Rain
  4. Remnants
  5. Other Ways To Get To The Same Place
  6. Torn Polaroid
  7. Before Dawn
  8. What Comes Back
  9. Justified Response
  10. Counting Ticks
  11. A World Away
  12. The Right Things
  13. Passing The Point
  14. Strangers In Lockstep
  15. Before And After Faith
  16. The Same Dream
  17. Haunted

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