Uno sguardo più attento meno distratto o fugace, ed ecco che all’improvviso dietro l’incerta immagine di copertina compare un volto. Non è la prima volta che Tom Krell ricorre alla simbologia del viso per suggerire all’ascoltatore una chiave di lettura.
Fatta eccezione per l’ottimo esordio “Love Remains”, il musicista è sempre ricorso al volto come elemento unico dell’artwork: il calco in marmo per “Total Loss”, un semplice primo piano fotografico per “What Is This Heart?” e i foto frame digitali di “Care”.
Questa volta le sembianze sono accennate, confuse, enigmatiche: ed è in questo elemento che è racchiuso il cambio di direzione stilistica del progetto How To Dress Well.
Messe al bando le banalità pop-soul del precedente album, “The Anteroom” apre le porte a suggestioni psichedeliche finora latenti. Il musicista americano ripristina le astrazioni elettroniche e l’esotica spiritualità degli esordi, la voce ritorna a scalfire l’anima, mentre i soundscape digitali sono unti in un’orgia elettro-soul intonata con accordi smorzati di basso, melodie dilaniate, chitarre in loop e un falsetto disturbato da rumore ed echi quasi spirituali.
Non è in errore quella frangia critica che identifica la musica di How To Dress Well come una moderna evoluzione del concetto di elettro-pop: con un po’ di fantasia e immaginazione “The Anteroom” è potenzialmente il disco che gli Human League o gli Omd avrebbero potuto incidere dopo “Travelogue”, se solo avessero firmato per la 4AD o la Factory, ma anche il tassello mancante tra i Depeche Mode e Michael Jackson.
Tom Krell torna a esplorare la fragilità della musica dance e elettronica, indugiando su quella vena introspettiva che attanaglia la moderna musica pop: ballate in slow-motion che sconfinano in destrutturazioni ambient e techno (“Humans Disguised As Animals | Nonkilling 1”), echi soul svuotati di sangue sudore e lacrime (“Nonkilling 3 | The Anteroom | False Skull 1”, “Body Fat”). Gli arrangiamenti sono dettagliati, i testi sono ora intensi, ora più ingenui, ma sempre sentiti.
Le inflessioni pop sono marginali, concentrate in pochi brani energici e potenti: difficile immaginare un hit-single più accattivante e post-moderno di “A Memory, The Spinning Of A Body | Nonkilling 2”, o un refrain pop-house più delizioso di “Nonkilling 6 | Hunger”.
“The Anteroom” è un album che vive di contrasti, di esasperazioni. Il musicista sembra aver ritrovato l’ispirazione ma soprattutto la volontà di mettersi in discussione, ponendo abilmente in sequenza prima la ballata più romantica e suadente dell’album, “Love Means Taking Action”, e a seguire lo schizofrenico matrimonio tra archi e uno stridente falsetto vocale in “Brutal | False Skull 5”.
Tom Krell è ritornato a flirtare con sonorità e strutture armoniche più ambiziose: la musica di How To Dress Well è di nuovo ricca di ombre e chiaroscuri, ritmi e atmosfere sono di nuovo amabilmente fuori sincrono.
Forse non tutto è perfettamente a fuoco. A volte “The Anteroom” appare leggermente svogliato, la musica è sfibrata da un eccessivo eclettismo, ma è evidente che la musica pop ha riconquistato una delle voci più autorevoli e interessanti del panorama contemporaneo.
13/11/2018