Ichiko Aoba

qp

2018 (Speedstar Intl.)
alt-folk, songwriter

Approcciarsi a una nuova pubblicazione di Ichiko Aoba equivale a incontrarsi con un carissimo amico, rivisto dopo molto tempo dall'ultima volta: sai già cosa aspettarti, il passare degli anni difficilmente avrà scalfito i tratti salienti della persona, la piacevolezza nel vedersi e nel parlare resta immutata, se non addirittura intensificata dalla lunga separazione. Proprio questa sensazione di familiarità, con tutto il lessico e la gestualità che ne conseguono, si ripresenta con ogni nuova uscita della schiva cantautrice folk, padrona di un'arte che della variazione infinitesima ha fatto il suo faro guida.

Tornata alle copertine monocromatiche, dopo un “Mahoroboshiya” che azzardava addirittura un volto ben definito, con “qp” l'autrice rientra nell'essenzialità voce e chitarra delle sue prime prove, alla luce di una maturità interpretativa e di un savoir-faire espressivo/produttivo acquisiti soltanto in tempi più recenti. Attraverso un ciclo di canzoni che, traduzioni dei titoli alla mano, mostra evidenti afferenze all'universo del magico e del fiabesco, Aoba dà ulteriore sfoggio della sua prodezza tecnica e di grande autonomia di linguaggio, offrendo in soli trentasette minuti un intero ventaglio di possibilità, più che sufficiente per arginare lo scoglio di un'apparente ripetitività.

Agile e flessuosa, malgrado la pensosità del mood e il contenuto lirico sembrino suggerire diversamente, la chitarra di Aoba traccia dieci bozzetti di grande varietà timbrica e notevole tridimensionalità compositiva, tale da fornire carattere e singolarità a ognuno degli episodi. Non che si vada dalle parti del fingerpicking primitivista, anzi, semmai qui l'intenzione è quella di comporre una raccolta di melodie finemente cesellate, se non immediatissime comunque corredate di uno sviluppo concreto e di grande compattezza strutturale.
La versatilità delle linee strumentali, più che capaci di passare dal fraseggio indie-folk (dalle parti di Orion Rigel Dommisse o della Alela Diane prima maniera) alle terzine valzerate, finendo a più consueti per lei affondi progressivi e spunti latini, parla comunque di un'artista che non avrebbe difficoltà alcuna a cimentarsi con contenuti tecnici ancora più arditi, tanto nel formato più fulmineo (la compiutezza di “Uzuki no oboro uta”) che in una dimensione più espansa e dilatata (il leitmotiv onirico di “Umibe no souretsu”).

In fondo, però, considerata la grana quasi arcana del canto, capace di stare in piedi anche da solo (l'introduttiva “Yoake no Julia no tani no funsui”, rielaborazione del movimento iniziale de “Le fontane di Roma” di Ottorino Respighi), si tratta di una questione del tutto secondaria, spinta nel campo delle possibilità dal trasporto evocativo di voce e melodia.
Incurante delle mode e dei tempi che passano, come una sacerdotessa venuta dal passato, Ichiko Aoba prosegue stoica nel proprio cammino espressivo, lasciando che i pochi scarti dalla “regola” scoprano universi interi. Chi l'ha detto poi che per gestire una carriera di successo occorra rivoluzionarsi ad ogni pubblicazione?

11/01/2019

Tracklist

  1. Yoake no Julia no tani no funsui
  2. Terifuri ame
  3. Tsuki no oka
  4. Minashigo no ame
  5. Dareka no sekai
  6. Uzuki no oboro uta
  7. Mizube no yousei
  8. Yousei no temaneki
  9. Hitsuji no Anthony
  10. Umibe no souretsu


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