Loke Rahbek e Jonas Rönnberg uniscono le forze per un Ep intitolato "Body Carbon". La nuova uscita della Posh Isolation continua sulla strada intrapresa dal progetto Croatian Amor. Chi segue da qualche tempo la scena elettronica danese ricorderà come Rahbek abbia mutato da qualche anno lo stile delle sue uscite sotto tale moniker. L’artista è passato da un ambient drone melanconico, a tratti sporcato da scorie post industriali, a sonorità hi-tech alla M.E.S.H., dense di frammenti campionati e ritmiche spezzate. Trasformazione che appare abbastanza drastica se si riascolta un album come "The World", uscito nel 2013, o anche "Genitalia Garden", uscito l'anno seguente.
Anche questo nuovo lavoro continua sulla strada intrapresa ma, in questo caso, mostrando una certa stanchezza e un forte calo di tensione. Manca soprattutto la paranoia tecnologica ed emozionale di dischi come “Love Means Taking Action” o "Isa". Qui emerge a piccole dosi soltanto in “God's Face In The Water”.
A poco è servito anche l’apporto di Jonas Rönnberg. Quest’ultimo ha dovuto cambiare di recente il suo pseudonimo con Varg² ™ a causa di una protesta dell’omonima band pagan death metal tedesca Varg. Al di là delle questioni legali, le ultime uscite dell’artista svedese non hanno certo brillato, allungando il brodo e ripetendo la formula di una trance-Hd con venature post-Idm condita da ammiccamenti pretenziosi al mondo della moda e delle gallerie d’arte. Si (ri)ascolti a riguardo il non ben riuscito “Evanescence (A Love Letter)”.
Tutta un'altra storia era stata l’ottima collaborazione con Anthony Linell in “Razor Mesh Fencing”, disco pubblicato all’inizio del 2019 sotto la sigla Ulwhednar, indubbiamente una delle migliori uscite in ambito techno di quest'anno (ma viene il sospetto che sia merito soprattutto di Linell). Forse è un po’ presto per parlare di crisi, ma Varg² ™ rischia seriamente di passare dall’hype alla promessa mancata, se non sforna presto qualcosa che si avvicini un po' ai livelli di Nordic Flora Series Pt.3 (Gore-Tex City).
In sintesi, siamo di fronte a un Ep che, nonostante i grandi nomi coinvolti, non è altro che un buon compitino per il dancefloor, a tratti gradevole (la dissonante title track fa il suo sporco lavoro), ma sinceramente c'era da aspettarsi molto di più.
(03/12/2019)
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