Raccolte in un arco di tempo abbastanza lungo, vent’anni, le dieci tracce del nuovo album di Damien Jurado non puntano alla compattezza tematica e stilistica, il musicista più che un racconto mette insieme piccole istantanee di un percorso emotivo, dove ottimismo e disillusione camminano di pari passi. E’ ben diverso “In The Shape Of A Storm” dalle precedenti incursioni nell’acustico del musicista, non c’è una progettualità ben precisa, la fragilità lirica di “Lincoln” non ha molto in comune con la complessa e sofferta “Silver Ball”, e sono due differenti espressioni del romanticismo il valzer alla Leonard Cohen della title track e la tenera malinconia di “Throw Me Now Your Arms”.
Anche i testi sono caratterizzati da una semplicità e una leggerezza, che negli ultimi album era stata accantonata in favore di tematiche importanti e più spirituali. Damien Jurado sembra voler recuperare il piacere delle piccole cose, ed è questo il nodo emotivo di questa raccolta di canzoni, forse meno memorabili rispetto a quanto fatto in passato dal musicista americano, ma fondamentali per comprendere appieno l’evoluzione di uno dei cantautori più prolifici e geniali dell’ultimo ventennio.
Difficile capire cosa resterà di “In The Shape Of A Storm”, forse il recupero di quella lontana, e già citata, “Lincoln”, la malinconia contagiosa di “Newspaper Gown”, l’intensità racchiusa in un sol minuto nell’egregia “Weather”, o l’insolito ottimismo di “Anchors”. Quel che è certo è che ancora una volta Jurado è riuscito a dare un senso a un’opera discografica una prova di autenticità artistica che ne consolida il profilo e promette ancora buone vibrazioni per il futuro.
(12/04/2019)