Rappresenta una vera anomalia la formazione norvegese jazz-psych degli Elephant9. Catturarne l’estetica e la dissonanza creativa, quindi, è una delle esperienze più corroboranti e stimolanti per chi naviga nei meandri del prog-jazz contemporaneo.
Due album live registrati durante quattro concerti tenutisi al Kamper Bistro di Oslo, “Psychedelic Backfire I & II”, sono un’occasione ghiotta per testare le sinuose ed elaborate esternazioni multi-stilistiche del trio (nel secondo capitolo allargato a un quartetto con Reine Fiske), un'esperienza d’ascolto che non ha molti eguali.
Il potente suono dell’organo Hammond di Ståle Storløkken (Terje Rypdal, BigBang, Supersilent e Motorpsycho), il tocco preciso e definito del basso di Nikolai Hængsle e la versatilità ritmica del batterista Torstein Lofthus permettono alla band di gestire con classe e un leggero spirito eversivo una materia incandescente.
Oltre a un’esaltante lettura di “You Are The Sunshine Of My Life” di Stevie Wonder, i due album ,“Psychedelic Backfire I & II”, mettono in campo brani estratti dai vecchi album del gruppo, a partire dall’esordio “Dodovoodoo” del 2008, qui rappresentato dalla title track con una versione live ancor più estrema che sconfina nel rock psichedelico, preservando una magia estatica che lascia senza fiato.
I due set mettono a confronto alcuni brani chiave della band norvegese: le due versioni di “Habanera Rocket” non solo si diversificano nei tempi (diciotto nel primo volume, quindici nel secondo), ma anche per una più incisiva progressione ritmica della live session inclusa nel secondo capitolo, ulteriormente graziata dall’abilità chitarristica di Reine Fiske.
Ad onor del vero, la formazione in quartetto offre una più ampia scala cromatica e stilistica: gli Elephant9 scivolano vero l’hard-rock anni 70 alla Deep Purple in “Freedom's Children/John Tinnick”, fondono prog-rock e jazz alla maniera dei Soft Machine in “Skink/Fugl Fønix” e reinventano tempi funk-rock in “Farmer's Secret”, senza mai smarrire quella spazialità sonora e quel fine tocco da musicisti esperti che mantengono salda una tensione che in alcuni momenti è ardente (l’assolo di Ståle Storløkken in “Actionpack1”).
Qualche lieve ripetizione e le inevitabili espansioni delle esibizioni live possono per alcuni versi suonare leggermente ostiche, ma superata una breve impasse iniziale, la doppia offerta live degli Elephant9 è non solo avvincente, ma perfino dilettevole. Un’interessante opportunità per chi non conosce ancora la formazione avant-jazz norvegese.
28/01/2020