In più di vent’anni di carriera Taylor Deupree ha rivoluzionato l’ambient elettronica portandola di nuovo a dialogare con i timbri degli strumenti analogici. Il suo nuovo progetto musicale, Ohio, lo vede consolidare la collaborazione con l’amico Corey Fuller, in un sodalizio stretto già ai tempi dei Between.
I due musicisti hanno registrato tre lati di un doppio dodici pollici (provate a cercarlo!) con nove brani di musica stellare: sintetizzatori, filtri, ma anche chitarre acustiche ed elettriche, accompagnate da montagne di feedback, e voce.
La scaletta si apre sulle montagne emozionali di “Apeiros”, una sinfonia degna dell’album bianco dei Sigur Ros: una melodia stracolma di malinconia rincorre banchi di nebbia elettrica che lentamente ricoprono l’orizzonte; a metà corsa la ninnananna ambient si trasforma in una cavalcata shoegaze epica e struggente.
L’arpeggio di chitarra acustica che apre la seguente “Frère” trasporta in un’epoca lontana, dove i racconti senza tempo possono diventare luoghi in cui perdersi. Come nei sogni più lucidi dei Popol Vuh. La reprise della prima traccia in scaletta, “Apeiros (Unward)”, è un distillato di ambient bucolica firmata Deupree: un loop di due minuti di musica stellare che potrebbe durare una notte intera. Neanche il tempo di riprendere il respiro che “Rows, Barns, Fields” segna l’ennesimo tripudio shoegaze dell’album: una chitarra di chissà quale natura appare per disegnare un crescendo elicoidale ammaliante, tra campanelli in festa e una melodia che si ferma tra gola e orecchie.
Cercando nuovi sentieri al di fuori della canonica ambient (in cui due musicisti eccellono) Deupree e Fuller sono finiti anche a rileggere l’Ohio di Damien Jurado. Una sorpresa.
22/12/2019