Dietro la neonata sigla Royal Kebab si cela il songwriting di Giuseppe “Sebi” Filigi, chitarrista storico dei Senzabenza, che ha indirizzato in questo esordio i brani maggiormente orientati verso quella sottile linea che separa il power-pop dall’alt-indie-rock. Siccome non si vive di solo punk (e già ascoltando la discografia della band di Latina si possono agilmente scorgere molteplici influenze) il buon Sebi un paio d’anni fa ha proposto i pezzi al quartetto, inizialmente affidati alla voce maschile di Mauro Castrucci, presto dimissionario, e successivamente alla presenza scenica e vocale di Francesca “Effebi” Bagno, iper-attiva negli ultimi dieci anni e già ospite in “Pop From Hell”, la quale ha portato in dotazione quel tocco di femminilità aggraziata ma al contempo densa di aggressività.
A completare la line-up l’affidabile ed esperta sezione ritmica affidata al basso di Enrico Berardi e alla batteria di Giuseppe Vilardi. In tutto dodici tracce, per le quali se si desidera un termine di paragone plausibile potrebbe essere intercettato negli Skunk Anansie di mezzo, quelli non più troppo estremi, ma ancora non svenduti alla radiofonia più commerciale. Il tutto viene immerso in una coltre di psichedelia light, specie in “Sometimes” e ancor più in “Elevators & Pyramids”, una delle vette del disco, molto Not Moving, con l’apporto alla tastiera Farfisa di Daniele Nonne, in realtà il rifacimento di un misconosciuto pezzo dei Mono, band considerata seminale per il movimento underground nella zona immediatamente a sud di Roma, attiva nei primi anni 80, con tanto di autoproduzioni e fanzine.
Uno dei brani che qualificano il lavoro in maniera determinante è “Scratch Your Back”, piccola hit locale metabolizzata dal pubblico nelle apparizioni live disseminate nel corso dell’ultimo anno. Volgendo lo sguardo ai testi, narrano di ricordi d’infanzia, scambi di favori, disprezzo per le tribute band e inevitabili delusioni sentimentali, con il vero scopo di fornire il miglior supporto metrico possibile alle linee melodiche. Ed è infatti la melodia a vincere, sostenuta da cori, chitarre vivaci e sezione ritmica da rock band consumata. I brani viaggiano che è un piacere, e in un mondo perfetto molti di loro si imporrebbero come potenziali singoloni spacca-classifiche.
It’s only power-pop but we like it!
19/09/2019