Nominato per il Mercury Prize, importante premio della musica britannica, Tyron Kaymone Frampton si è esibito durante la serata di premiazione con una testa mozzata, ovviamente finta, del primo ministro Boris Johnson. Conosciuto in patria per le sue forti idee sulla Brexit e su Theresa May, mister Frampton ovvero slowthai, scritto rigorosamente senza maiuscola, è uno dei nomi di riferimento dell'hip-hop inglese dell'anno. Nato nel '94 a Northampton da una ragazza-madre, mezzo caraibico e mezzo irlandese di origine, è cresciuto insieme a quattro fratelli, uno dei quali tragicamente morto ad appena un anno d'età. Vittima del precariato, da sempre ai margini della società, ha pubblicato il suo primo singolo nel 2016, "Jiggle", seguito da tanti altri e soprattutto da due Ep, "I WISH I KNEW ノノ" ('17) e "RUNT" ('18), prima di approdare a un vero e proprio album, chiaramente polemico fin dal titolo.
Impreziosito dalla partecipazione del giovane produttore Mura Masa, la band garage-punk Slaves, il redivivo Skepta e il collega rapper Jaykae, "Nothing Great About Britain" surclassa quanto già pubblicato nei formati brevi da Frampton, proponendosi come un aggressivo e compatto insieme di commenti al vetriolo sulla politica e la società. L'idea di un hip-hop inglese spassoso e spensierato come quello del primo The Streets è decisamente naufragata nel caso del suo esordio, che suona nevrotico, minaccioso, politicizzato, febbrilmente eccitato dai ritmi di una cultura rave da tempo tramontata.
Più che brani, queste sono accuse; più che semplici rime, sono pugni nello stomaco: dall’iniziale “Nothing Great About Britain” e la sua viscida minaccia conclusiva a Kate Middleton inizia un viaggio senza ritorno nel marcio inglese, nel sottosuolo della megalopoli. Avvelenato da distorsioni assordanti ("Doorman"), azzoppato dai beat spastici ("Dead Leaves"), disciolto in ritornelli stonati e annoiati ("Crack", "Toaster"), rimpinzato di violenza e disperazione ("Northampton's Child"), l’album è un concentrato triplo di agitazione, rabbia e rancore. È un'altra dimostrazione del fatto che passa anche da Londra il futuro della musica hip-hop, con una scena nazionale mai così fertile e peculiare. Fin troppo breve, con i suoi 32 minuti totali, ma capace di creare grande attesa per il seguito e sufficiente per posizionare il nome slowthai sulla mappa del rap europeo.
14/11/2019