Vagabon

Vagabon

2019 (Nonesuch)
art pop, indietronica

Dotata cantautrice e polistrumentista di origini camerunensi ma adottata da New York, Laetitia Tamko aka Vagabon esordì nel 2017 con “Infinite Worlds”, un discreto disco di canzoni sincere e armoniose con le melodie guidate dalle chitarre. Un lavoro molto curato e ricco di dettagli, alcuni molto curiosi e riusciti, come quando le chitarre sferzano i fondali di battiti e velluto; mancò, tuttavia, la canzone (o le canzoni) killer capace di farlo finire in alto nelle agognate playlist di fine anno, risultando dunque ben recensito dai critici ma poco conosciuto dal pubblico.
Forte di un animo vagabondo ostinato e risoluto, Laetitia non si è però persa d’animo e una data live dopo l’altra è riuscita a costruirsi una reputazione nel circuito indie della Grande Mela, ponendosi al fianco di altre interessanti cantautrici emergenti della scena, come ad esempio l’amica Jay Som, che ha aiutato nella realizzazione del suo ultimo disco suonandone diverse parte strumentali.

Sin dalla copertina del disco, sulla quale l’autrice mostra fieramente la faccia, e dal titolo eponimo, il sophomore di Vagabon sembra volerci dire che la cantautrice è oggi intenzionata a svelarci un po’ più di se stessa. A dire il vero, entrambi i dischi sono molto sinceri e più che nei contenuti differiscono nella forma. La mutazione è da questo punto di vista radicale, con le chitarre un tempo protagoniste relegate a fare da rara e mai determinante comparsa (“Every Woman”, l’acustica “In A Bind”). Dominano invece le scene beat precisi e soffici e tastiere, che sfondano lo spazio creando una sensazione di vuoto, un vacuum in cui Vagabon può far espandere la sua voce duttile ed elegante. Arrangiamenti di classe comunque già presenti in alcuni momenti del disco d’esordio, della cui ricetta vengono dunque ribaltate le proporzioni.

Mentre per “Water Me Down” si potrebbe parlare con gran facilità di indietronica, brani più downtempo come “Wits About You” e “Flood” propendono verso dilatazioni trip-hop e alternative R&B. Arricchimenti di archi (“Full Moon In Gemini”, la struggente e sonnolenta “Home Soon”) o di fiati (la bellissima “Please Don’t Leave The Table”) e altre sciccherie arty confermano la signorilità, mai artificiosa, di questa svolta.
Molto solido, più riuscito nel complesso che nelle singole parti, “Vagabon” sembra soffrire dello stesso problema di “Infinite Worlds”, ossia l’incapacità di piazzare una o due melodie che rimangano davvero in testa – virtù che in un lavoro pop (art o guitar che sia) farebbe la differenza. Tutto rimane comunque molto piacevole e Vagabon svela maestria e agio in panni quasi completamente diversi da quelli vecchi. La terza volta potrebbe (e dovrebbe) essere quella buona.

09/01/2020

Tracklist

  1. Full Moon in Gemini
  2. Flood
  3. Secret Medicine
  4. Water Me Down
  5. In a Bind
  6. Wits About You
  7. Please Don't Leave the Table
  8. Home Soon
  9. Every Woman
  10. Full Moon in Gemini (Monako Reprise)

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