Dopo diversi progetti da solista, anche per l’ex-chitarrista dei
Lambchop e dei
Silver Jews è arrivato il momento di mettere nero su bianco, ovvero di riannodare i fili di una carriera ormai decennale, caratterizzata da una costante e autentica passione per la tradizione folk. Avevano fatto ben sperare le prime prove discografiche di William Tyler, ma per il musicista di Nashville lo scoglio più arduo è stato quello di potersi liberare del pesante fardello di erede di
John Fahey.
Dopo le tentazioni
avantgarde del progetto in tandem con i
Six Organs Of Admittance, e la non del tutto riuscita contaminazione tra elettronica e acustica di “
Modern Country”, Tyler riscopre il fascino del
fingerpicking.
La rivoluzione è avvenuta dopo la recente migrazione del musicista americano dal Tennessee verso la California: una scelta nata in seguito al cambio di clima sociale e politico susseguente all’elezione di Donald Trump.
“Goes West” è un album ricco di energia e calore, quel calore che Tyler ha assorbito quando è arrivato nel sud, riscoprendo così anche la passione per il tocco brillante di
Jerry Garcia, al quale si è molto ispirato durante la lavorazione dell’album.
Si deve invece al collega e amico Brad Cook l’interesse del chitarrista per la musica di
Bill Frisell, che offre un prezioso cameo in una delle dieci tracce.
Non è solo l’aver preferito la chitarra acustica a quella elettrica la vera novità dell’ultimo album di Tyler, una scelta peraltro scaturita anche dalla volontà del musicista di avere un repertorio più idoneo a future esibizioni live, ma l’aver messo al centro del progetto la scrittura. Per “Goes West” il musicista ha assemblato una delle migliori formazioni possibili, lasciando nelle mani di Meg Duffy le meno invasive tessiture di chitarra elettrica e, nello stesso tempo, ampliando l’assetto degli strumenti acustici, mentre per la sezione ritmica a Glenn Kotche subentra Griffin Goldsmith dei
Dawes, un musicista più idoneo per la svolta
acustic-roots.
Non è un album di musica strumentale "Goes West", ma un disco di canzoni per chitarra e altri strumenti. La chitarra è dunque un'altra voce, le linee armoniche sono articolate e complesse, ricche ed elaborate, ben sintetizzate nelle sfolgoranti trame acustiche di “Alpine Star”.
Non crei sgomento il fatto che il musicista ami definire il suo stile romantic-folk: nonostante titoli come “Rebecca” e “Our Lady Of The Desert”, in queste dieci tracce alberga quel senso di bellezza e romanticismo che da sempre ispira poeti, scrittori, musicisti e pittori.
A volte gli accordi di chitarra sfiorano la purezza dei vecchi vinili della Takoma (“Venus In Aquarius”, “Call Me When I’m Breathing Again”), le atmosfere restano fedeli alla vitalità armonica di musicisti come Robbie Basho,
Jack Rose e John Fahey, anche quando piccoli inserti elettronici (“Virginia Is For Loners”) o arrangiamenti più corali vengono in soccorso delle delicate trame liriche di alcune tracce (“Fail Safe”).
Episodi come “Not In Our Stars” e “Man In A Hurry” (con uno splendido tocco di chitarra elettrica di Meg Duffy) proseguono nel solco tracciato da “Modern Country”, ed è proprio in queste tracce che è evidente il perfetto equilibrio raggiunto da Tyler.
Con “Goes West” il chitarrista ha trovato finalmente quell’identità stilistica necessaria per evolversi dallo stato di
outsider a protagonista della nuova generazione di musicisti country-folk, una promozione sul campo che viene sigillata dalla presenza di Bill Frisell nell’elegante e suggestiva pagina finale ,“Our Lady Of The Desert”.