Tra poco passa il treno per Milano
Che risale la penisola, la piuma in testa è di gabbiano
Frecciabianca, lo spirito di un capo indiano
Terza prova e terzo centro per
Lucio Corsi. Il cantautore toscano torna in scena con la sua tavolozza strabordante di colori, tra fantasmagoriche visioni e metaforiche allusioni. Corsi punta dritto a una formula cantautorale dal piglio e dall'estetica
glamour, senza per questo rinunciare alla sua nota inclinazione verso un immaginario fanciullesco, pimpante, fiabesco, poetico e sbarazzino. Un compendio di sonorità orchestrali e
riff degni del
Bowie più
glam ("Freccia bianca" su tutte) che si snodano soavemente tra una strofa e l'altra, tra un abbraccio e il ricordo di un sogno mai realizzato. Il tutto enfatizzato con classe dal magistrale supporto di una carrellata di musicisti di prim'ordine, a cominciare dal fidato
Francesco Bianconi (mellotron, prophet, moog, cori, acme siren). Una vera e propria orchestrina che asseconda il Nostro in ogni momento, suggellando la sua verve da giullare d'altri tempi negli episodi più "corali" ("Trieste", "La ragazza trasparente") e restando in disparte quando si trasforma nel menestrello impegnato, ma non troppo ("Senza titolo").
"Cosa faremo da grandi?" raccoglie nove piccoli grandi perle, sollevate dalla sabbia come le conchiglie citate nella
title track posta saggiamente in apertura. Uno di quei brani, quest'ultimo, che Renato Zero avrebbe scritto se fosse nato nei Novanta.
Refrain che ruota come una giostra antica su parole che coinvolgono il disagio perenne e senza via d'uscita di una generazione che affonda assieme al barcone costruito da padri troppo avidi e spreconi.
C'è un mistero in ogni giorno che comincia
Dopo una notte che finisce
Io non ho mai capito
Chi ha colorato le conchiglie
E come fanno a viaggiare
Per queste grandi distanze
Se vado al porto lo chiedo alle barche
Che prendono il sole ma restano bianche
Il mare con i venti e le sue onde ("come ruote di biciclette"), i pesci e i gabbiani, la spiaggia e il sale è molto più che una semplice cornice immaginaria. È il contesto in cui si svolge l'intera narrazione del disco che per l'occasione diventa anche una sorta di cortometraggio a puntate, diretto da Tommaso Ottomano. E basta ascoltare la morbida e cullante "Onde" per avere un'idea compiuta della faccenda. Così come appaiono limpidi alcuni riferimenti all'epopea d'oro del glam dei primi Settanta, con il suo carico di fraseggi acustici e archi in festa ("Amico vola via").
"Cosa faremo da grandi?" è un incantevole scrigno di epiche melodie contornate da una poetica sublime. Un album con il vento in poppa che naviga beato e a vele spiegate in un mare magnum di fascinazioni pop. Lucio Corsi è capitano e marinaio del proprio veliero in fuga dall'abitudinario. Un'imbarcazione il cui fascino senza tempo accarezza ed esalta, conducendo l'ascoltatore verso un atollo dimenticato in cui ritrovare ancora una volta l'essenza di uno spirito glam-rock tutt'altro che sepolto, alla stregua di un forziere dall'incredibile tesoro e dal suggestivo bagliore.
19/01/2020