Zen Circus

L'ultima casa accogliente

2020 (Polydor / Universal)
alt-rock, combat-folk

Sono numerosi i motivi che hanno reso l’undicesimo disco degli Zen Circus uno dei più complicati e delicati della loro carriera. Anzitutto, il fatto di giungere dopo due lavori (“La terza guerra mondiale” e ancor più “Il fuoco in una stanza”) che hanno fotografato il definitivo salto in avanti nel processo di maturazione della band toscana. Scollata definitivamente di dosso l'etichetta di “folk warriors” da centro sociale occupato, si sono guadagnati un ruolo ben più ampio nell’ambito del cantautorato rock italiano più impegnato, rigorosamente svincolato da qualsiasi logica di compromesso. “L’ultima casa accogliente” è inoltre il primo disco di inediti a essere pubblicato dopo l’apparizione sanremese, evento che ha moltiplicato il livello di notorietà del Circo Zen, ed è l’album che segue la prima retrospettiva del gruppo, sigillo posto in occasione del ventennale di attività, con il presumibile intento di intraprendere un nuovo ciclo.

Ma è soprattutto il disco che arriva dopo l’esplosione della pandemia, evento che sta modificando in maniera forte i comportamenti delle persone in tutto il mondo e che ha inevitabilmente influenzato l’avanzamento dei lavori. Quando tutto era pronto per iniziare le registrazioni, che questa volta avrebbero dovuto svolgersi negli Stati Uniti, Appino, Ufo e Karim (più Francesco Pellegrini che ha contribuito con le sue chitarre) si sono ritrovati costretti nelle proprie case. Ma l’innato spirito di adattamento degli Zen Circus ha fatto sì che la situazione fosse trasformata in un’opportunità, quella di potersi dedicare all’affinamento delle singole canzoni senza fretta, curandole sin nei più piccoli dettagli, con una dose aggiuntiva di attenzioni, per farle crescere come nove figlie, conferendo a ognuna caratteristiche speciali, uniche. Nonostante il plus temporale a disposizione, il risultato finale non ha perso un grammo dell’urgenza espressiva, della veracità che da sempre contraddistingue l’attività del trio.

Se due anni fa ci eravamo lasciati con i problematici quadretti familiari raccontati ne “Il fuoco in una stanza”, anche questa volta le pareti domestiche ospitano dinamiche non di rado complicate e autobiografiche (“Catrame”), un rifugio a volte ostile, ma nel quale si è circondati da elementi cari e personali (“Ciao sono io”). Il lockdown non ci ha dato scelta: tutti abbiamo cercato di rendere le nostre abitazioni più calde e accoglienti, nella consapevolezza che vi avremmo trascorso in quasi totale isolamento diverse settimane. Case dalle quali poi magari si è costretti a fuggire, perché diventate troppo strette, o troppo scomode, come nel caso della vicenda narrata in “Bestia rara”, canzone sull’inevitabilità di certe scelte che restano stampate sulla pelle per sempre. E’ uno dei momenti chiave di questo album, sia dal punto di vista testuale che da quello musicale, arricchito da una di quelle code strumentali che contraddistinguono il Circo Zen quando ama osare di più. E l’affare si ripete nella conclusiva title track, oltre sei minuti che alzano ulteriormente l'asticella qualitativa, nei quali si rintraccia l’influenza degli ascolti formativi del trio, dai Pink Floyd ai Radiohead a Vasco Rossi, con il basso di Ufo in grande evidenza e le ultime note affidate al solo pianoforte, suonato da Francesco Pagni.

Gli altri momenti topici de “L’ultima casa accogliente” li scoviamo nel crescendo emozionale di “Non” (chiusa da un assolo di chitarra dal sapore vintage), nella poetica ambientazione lusitana della morbida “Appesi alla luna” (con la chitarra elettrica di Francesco Motta e i cori di Andrea Pachetti) e nella sentita invocazione di “Come se provassi amore”, uno dei prossimi inni live degli Zen Circus.
“L’ultima casa accogliente” è un disco liberatorio, e al tempo stesso introverso, nel quale Andrea Appino si mette spesso a nudo, inserendo anche dolorosi riferimenti molto personali, come la recente malattia del padre. Un talento autorale, quello di Andrea, che questa volta trova nel confinamento pandemico (anche se molte liriche sono precedenti all’emergenza Covid) lo spunto per raccontarci di complesse relazioni interpersonali e di rifugi accoglienti che possono trasformarsi in prigioni. Rifugi interpretabili come una casa, sì, ma anche come il mondo intero, o ancor più semplicemente come il nostro stesso corpo. Così fragile e vulnerabile.

18/11/2020

Tracklist

  1. Catrame
  2. Appesi alla luna
  3. Come se provassi amore
  4. Non
  5. Bestia rara
  6. Ciao sono io
  7. Cattivo
  8. 2050
  9. L’ultima casa accogliente




Zen Circus sul web