Occhi lucidi, gote arrossite, nervi a fior di pelle, gelosie incontenibili, piccole scenate. E ancora: fermate del bus, amici di sempre, sogni che son desideri, sigarette trattenute a stento tra le labbra socchiuse. Sono questi dettagli da una gioventù di tutti i giorni la materia di cui è fatta la poesia di "Collapsed In Sunbeams", sorprendente debutto di Arlo Parks, al secolo Anaïs Oluwatoyin Estelle Marinho, ventenne londinese di origini franco-nigeriane-ciadane che, con semplicità, come fosse la cosa più facile del mondo, sta stregando un po' tutti.
Il segreto della giovane cantautrice risiede nella naturalezza con cui riesce a mettere in scena emozioni universali, sentimenti che, specie negli anni più giovani, ti scombussolano fin dentro le budella. Tumulti che non fanno distinzione di orientamento sessuale o colore della pelle.
"Won't hurt so much forever/ Won't hurt so much/Won't hurt so much forever/ Won't hurt so much", intona la signorina Parks in "Hurt", che apre il disco dopo la breve introduzione in spoken word della title track; "We all have scars, I know it's hard/ You're not alone, you're not alone/ You're not alone like you think you are", cantilena invece in "Hope". In entrambi i casi, il messaggio arriva così forte e chiaro e il ritornello è così contagioso che, sin dal primo ascolto, non si può che annuire con compartecipazione e cantare.
Trasversale è anche la musica di "Collapsed In Sunbeams", che si muove con plasticità dal bedroom pop scheletrico della sussurrata "Black Dog" ai ritmi più pimpanti di "Too Good" e "Green Eyes" (nella quale la voce al miele della Parks svolazza come quella di una novella Nelly Furtado), dal neo-soul jazzato con rinforzo di pianoforte di "Hope" all'elettronica downtempo di "For Violet" o "Bluish", dal rap di "Portra 400" ai dolci riverberi dream-pop di "Caroline".
Quest'ultima è del disco la gemma più preziosa. Arlo racconta una lite di coppia cui ha assistito a distanza, dalla fermata dell'autobus. Le parole e la melodia, che scivola via dalla chitarra come fosse crema, sono così limpide che ci sembra di essere lì con lei. A spiare quei due con la coda dell'occhio, mentre si affrontano e gridano, respingono e poi riafferrano.
La fluidità delle chitarre r&b della sbarazzina "Just Go" e quella del basso di "Eugene", che ammicca con fierezza a quello di "House Of Cards" dei Radiohead, fanno scivolare la seconda parte del disco come un ruscello e con la dolcezza di una carezza.
"Super Sad Generation" e "Sophie", i due Ep rilasciati da Arlo Parks nel 2019, ci avevano presentato un'interprete raffinata ed empatica, dalla voce mielosa e suadente. Un'artista della florida scena black da tener certamente d'occhio, come del resto in Inghilterra è stato fatto sin da subito, dalla stampa e dalla sempre lungimirante Bbc. Come era facile evincere già dai sei (!) singoli che lo hanno anticipato, "Collapsed In Sunbeams" fa ancora meglio, ponendo inizio a una carriera dalle aspettative enormi.
Perché si sa, piccola Arlo, da grandi canzoni derivano grandi responsabilità.
01/02/2021