Una panoramica su dream-pop e dintorni al centro della nuova puntata di Rock in Onda, il programma condotto da Claudio Fabretti tutti i mercoledì dalle 12 alle 14 sulle web-frequenze di Radio Città Aperta (www.radiocittaperta.it).
Dai pionieri Cocteau Twins ai compagni di scuderia 4AD This Mortal Coil e Dif Juz, dalle contaminazioni con lo shoegaze di Slowdive, Ride e My Bloody Valentine alle tinte crepuscolari di Cranes e Pale Saints, dalle evoluzioni targate Duemila di Air e Au Revoir Simone al nuovo revival capeggiato dai Beach House: 24 brani per sognare ad occhi aperti.
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Dream-pop - Canzoni della stessa materia dei sogni
Una puntata all'insegna delle atmosfere soffuse, eteree e sognanti del dream-pop, il grande movimento musicale nato soprattutto in Gran Bretagna negli anni 80 e poi sviluppatosi e ramificatosi in varie direzioni. Tra i padri nobili del dream-pop alcuni citano ad esempio i primi wall of sound di Phil Spector e Brian Wilson dei Beach Boys, oppure i Velvet Underground di "Sunday Morning" (con la voce sospirata e i paesaggi sonori atmosferici), o ancora il George Harrison di "All Things Must Pass" con i suoi arrangiamenti fluidi e trasognati. Ma in realtà non esiste un vero prototipo per questo stile che nasce di fatto come variante eterea della psichedelia, che però non insegue "paradisi artificiali" della mente o viaggi lisergici, ma scava nei recessi più profondi dell'inconscio, alla ricerca della dimensione più intima dell'individuo e della spiritualità, con tessiture sonore dilatate che prevalgono sui riff, chitarre trattate, vocalizzi angelici e un suono prodotto in modo molto denso e stratificato. Prevalgono quindi le atmosfere, e secondo il critico Simon Reynolds, il dream-pop celebra esperienze estatiche e trascendenti, attraverso un immaginario misticheggiante. Insomma è un po’ una fuga dalla realtà, un’evasione nel mondo dei sogni.
Dai capostipiti del movimento, Cocteau Twins ai compagni di scuderia 4AD This Mortal Coil e Dif Juz, dalle contaminazioni con lo shoegaze di Slowdive, Ride e My Bloody Valentine alle tinte crepuscolari di Cranes e Pale Saints, dalle ballate letargiche dei Mazzy Star alle evoluzioni targate Duemila di Air, M83 e Au Revoir Simone fino al nuovo revival capeggiato dai Beach House, in cui trovano spazio anche le atmosfere languide di band come Chromatics e Cigarettes After Sex. Un lungo viaggio per sognare ad occhi aperti, in cui non mancano un tributo al dream-pop noir di matrice lynchiana (Julee Cruise), una parentesi cantautorale - in compagnia delle angeliche Marissa Nadler e Susanne Sundfor - e un omaggio finale al ghost-rock dei Piano Magic.
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