Dif Juz

Dif Juz

Il volto nascosto del dream-pop

Meteora dream-pop degli anni 80, la formazione londinese dei Dif Juz ha incarnato una delle esperienze più preveggenti e sottovalutate della gloriosa stagione targata 4AD. Partendo dai solidi dogmi della scuderia di Ivo Russell, ne hanno trasfigurato le premesse, facendo leva su arrangiamenti fantasiosi e ritmiche robuste

di Antonio Ciarletta

La 4AD è stata negli anni 80 fucina di talenti senza pari, accomunati da una particolare visione della musica tendente al recupero di psichedelia e vertigini buckleyiane, il tutto condensato in un pop etereo, celestiale, volto alla materializzazione sonora del trascendente, alla rappresentazione asetticamente colorata del vortice turbinoso dei sensi; e poi i concept visivi di Vaughan Oliver che facevano intuire i sapori, che illustravano la filosofia di quelle canzoni ancor prima che fossero suonate. Non finiremo mai di ringraziare Ivo Watts-Russell pei i tesori artistici che ha saputo regalarci, per le band che ha portato allo scoperto, per il coraggio dimostrato nel proporre quelle musiche. Il catalogo 4AD era zeppo di nomi che hanno goduto del favore della critica e a volte anche del pubblico; altri, invece, sono rimasti nell'ombra, forse non adeguatamente supportati, forse solo sfortunati. E' questo il caso dei londinesi Dif Juz, band dimenticata, eppure degna di essere raccontata per alcune fugaci intuizioni, non del tutto portate a compimento, ma che possono fregiarsi dei caratteri della "preveggenza".

Anni fa leggevo di Dif Juz nel catalogo dell'etichetta, e se da un lato incuriosivano (chi della 4AD non merita almeno un ascolto?), dall'altro scoraggiavano alla scoperta, forse perché non in vista né particolarmente citati da critici e colleghi. Poi l'ascolto, e la rivelazione di un mondo poetico e variopinto, di una musica che sicuramente sgorga dalle stesse sorgenti del 4AD-sound, affine all'astrattismo corporeo di Durutti Column, ma ricca di una serie di peculiarità che ne rendono difficile la classificazione.

Dif Juz nascono a Londra ad opera dei fratelli Alan e Dave Curtis, a cui si aggiungono il bassista Gary Bromley e il batterista/sassofonista Richie Thomas, ma inizialmente si chiamano London Pride e suonano punk, tanto che le cronache riportano di concerti a supporto di Birthday Party e Jah Wobble.
Le prime incisioni risalgono al 1981, quando vedono la luce "Huremics" e "Vibrating Air", entrambi raccolti successivamente, nel 1986, nell'album Out Of The Trees; ancora un altro Ep nel 1983, "Who Says So", che mostrava da subito le somiglianza con la consanguinee formazioni 4AD sotto forma di un suono minimale e atmosferico, ma dotato di una certa vigoria; prevalgono i pieni rispetto ai vuoti, il rumore rispetto al silenzio. Il capolavoro del gruppo giunge però nel 1985 con l'Lp Extractions, autentico cesto di gustose libagioni sonore. Qui il tipico 4AD-sound è reso "impuro" da una serie di digressioni, che vanno a sfociare in atmosfere jazzy e vuoti ambientali, irregolarità ritmiche che l'allontanano dal canonico pop rotondo di Cocteau Twins e compagnia. Ah, dimenticavo, a Dif Juz manca la voce.

Il 1985 vede il gruppo impegnato in un tour europeo con Cocteau Twins, mentre è del 1986 la pubblicazione del mini "Out Of The Trees" che raccoglie i primi due Ep, anche se con differenti mixaggi in alcuni pezzi, poi niente altro, fatta eccezione per la compilation "Soundpool" del 1999. Dave Curtis andrà a rimpinguare la line-up di Wolfgang Press, mentre Richie Thomas avrà modo di lavorare con Jesus And Mary Chain e Butterfly Child.

Extractions, come dicevamo, è il capolavoro del gruppo e uno degli album più lungimiranti e dimenticati degli anni 80. Partendo dalle solide basi dello stile 4AD, Dif Juz in realtà ne trasfigurano le premesse, facendo leva su arrangiamenti fantasiosi e su ritmiche robuste. Enfasi su sofficità eteree o sterili esistenzialismi per dark sull'orlo del suicidio sono banditi dal vocabolario della band, e il romanticismo, ove ve ne fosse, non risulta fine a se stesso, ma semplice involucro sintattico/semantico, atto a veicolare la creatività compositiva di Thomas e compagni.
I Dif Juz sapevano anche picchiare, e il suono che ne scaturiva era spesso trascinante e coinvolgente; ma soprattutto i musicisti erano in grado di suonare al meglio gli strumenti di competenza, e l'alchimia , come spesso accade, risultava dalla volontà/intelligenza di mettere le proprie virtù a disposizione della compiutezza dell'insieme, senza cadere in inutili protagonismi o prevaricazioni.
Extractions si apre con la suite "Crosswinds", dov'è il sax di Thomas a menare le danze in 7 minuti e 44 secondi di fantasie a briglia sciolta. In realtà, il pezzo non è per niente rappresentativo e il resto dell'album viaggerà su intensità diverse. Troppa quiete e troppe leziosità, ma al contempo quanta bellezza.
"A Starting Point" è invece esemplificativo della maestria di Dif Juz, piena di spunti e idee che si fa persino fatica a raccontare; innanzitutto due pattern melodici che si intrecciano e sovrappongono, e poi una ritmica sostenuta che sfocia in un brevissimo intermezzo di incorporeo pseudo-funk bianco alla A Primary Industry, elementi che plasmano una tempesta eterea in un bicchier d'acqua. Sulla stessa lunghezza d'onda è "Silver Passage", puro ossimoro sonoro nelle vesti di una melodiosa cantilena che tenta di librarsi ariosa, ma a fatica, in quanto continuamente tirata giù da cadenze fratturate.
Ma è "Twin And Earth", pezzo di una creatività unica, a far saltare dalla sedia. Se non l'avete ancora ascoltato, pensate a chitarre spettrali che vanno a materializzarsi nelle giungle di Jon Hassell, per poi costruire un'elegantissima melodia shoegaze, con basso tribale e robuste digressioni proto-noise; confluenza di influenze e preveggenze, commistione di originalità e suoni del passato.
L'unica composizione del disco a fregiarsi della voce è "Love Insane", e che voce. A prestare l'ugola per una performance da brividi è, infatti, Elizabeth Fraser, che accompagnata da una tenue melodia di pianoforte, con il sax di Thomas a risuonare quieto, riesce a materializzare fantasmi, a evocare lamenti soffusi, come provenienti da stanze attigue. Angelica ed esangue, come sempre.
Un capitolo a parte meritano le conclusive "Hu" e "Re", possibili anticipatrici di tanta musica che oggi identifichiamo con il termine di post-rock. "Hu" traghetta nel dream-pop le timbriche metalliche di Glenn Branca, sotto forma di concerto chitarristico per la volta celeste, con melodie che si rincorrono, batteria che picchia nel vuoto, mentre l'emotività sale, favorita da continue esplosioni di suono. E ancora "Re", che prosegue su quei binari, come un Vinny Reilly che fa il verso ai Velvet Underground.

Partendo da queste ultime composizioni, la band avrebbe potuto sviluppare un discorso ben più complesso, magari implementando elementi rumoristici, magari puntando maggiormente sulla ripetizione piuttosto che sulla progressione melodica. Magari ci saremmo trovati al cospetto dei Mogwai con qualche anno d'anticipo. Che siate d'accordo o meno con quanto esposto, ciò che emerge in modo chiaro dai lavori di Dif Juz è che raramente tanta poesia si è sposata a una visione così concreta della musica.

Dif Juz

Discografia

Extractions (4AD, 1985)

8

Out Of The Trees (4AD, 1986)

7

Pietra miliare
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