Ascoltando i primi istanti di “Umm Bulgares” ci si ritrova subito alla corte di Mohamed VI, mentre il pensiero corre verso una pellicola frenetica dei 90 con base ritmica un po’ drum'n'bass, un po’ big beat. Fantasie che si ricongiungono alle parole di Alessandro Toffoli per spiegare la genesi dell’opening track di “Rotte Interrotte”, album d’esordio del suo progetto solista, Cemento Atalntico: “Da un vicoletto angusto di Marrakech, osservavo il passaggio di un corteo sul Boulevard Mohamed VI: il Marocco celebrava il trentennale della scomparsa di Umm Kulthum, una cantante e attrice egiziana tra le più celebri e amate del mondo arabo”.
Toffoli compie un viaggio che non si ferma di certo al Marocco, e che si "espande" in 9 movimenti che sono il risultato del suo peregrinare fisico ed emotivo. Vietnam, Perù, Cambogia, Colombia, India, Guatemala, Myanmar sono le tappe di un cammino appagante per il musicista, meditativo per la sua anima, e immaginifico al punto da dare vita a partiture che spaziano da un tribalismo all’altro, da un approccio folcloristico a uno più squisitamente elettronico, e così via.
Il producer di Cesena estrae visioni dalla propria mente, campiona ricordi per sonorizzarne lo spirito. Si va così dalle marionette di legno di fico galleggianti al Thang Long Theatre di Hanoi con tanto di liuto registrato durante una sessione di improvvisazione in un negozio di strumenti musicali della capitale vietnamita (“Trung Sisters”), al canto della Phia, uccello della foresta amazzonica, inserito in “Amazonienne”, traccia che ricorda tanto i Minilogue di “Blomma” quanto un Jon Hopkins in uscita libera per il Sudamerica.
Il primo singolo del disco, "Beat ‘em Bang i", omaggia addirittura le monorotaie cambogiane, metaforizzandone la precarietà in una danza mutante. Il passo decisamente più techno di “Blade Runner Zero” prova invece a quantificare le sensazioni vissute da Toffoli in India: “Era l’inizio del Kartika (l’ottavo mese del calendario Hindu) e presto mi immersi nella magia di Pushkar, città sacra nata dalla mano di Brahma. I cammellieri di Thar agghindavano le loro navi del deserto e peregrinavano verso Pushkar per il Kartik Mela: 200.000 persone, un mercato di 50.000 cammelli, trampolieri e incantatori di serpenti. Per quanto incredibile, tutto questo fermento era solo uno spettacolo di contorno a un evento religioso che la sera di luna piena prendeva vita sul Ghat: un bagno collettivo nel lago per purificarsi dai peccati, seguito da un rito di preghiera canora detto Maha Aarti (adorazione con il fuoco). Una delle cerimonie più intense alle quali abbia mai assistito”.
Il diario di bordo di “Rotte Interrotte” saggiamente inserito nell’opera funge da guida, così come la musica rimanda qui e là a un melting pot che potremmo definire elettro-world, con soluzioni messe in riga a seconda dell’usanza del luogo visitato. Si alternano così strumentazioni caratteristiche che Toffoli maneggia sempre con cura.
Il crescendo frenetico di “Black ‘n’ Red”, a rianimare il ballo dei Garífuna, gruppo etnico discendente dagli indigeni Maya Q’eqchi pellerossa e dagli schiavi neri africani, è nella seconda metà del piatto l’ennesima escursione in un microcosmo dimenticato, parimenti vitale e riferimento primario di un progetto musicalmente totalizzante.
In soldoni? Uno dei trip meglio riusciti dell’anno corrente.
09/11/2021