Kacey Musgraves

star-crossed

2021 (UMG)
country, pop

Avete presente quel momento di “A Star Is Born” in cui Lady Gaga smette di essere la ragazza talentuosa della porta accanto e diventa una popstar commerciale e sono tutti amareggiati di come l’industria abbia contaminato la sua purezza? Kacey Musgraves ha già da tempo superato la fase in cui si limitava a intrattenere i saloon texani con le sue ballate; basti pensare che fin dagli esordi è riuscita ad affermarsi come la più promettente e progressista country-star americana e che col suo “Golden Hour”, il disco della consacrazione, si è aggiudicata nel 2019 il Grammy per l’Album of the Year (non country: in generale). Non stiamo di certo parlando di un’eroina dell’underground. Eppure, per la prima volta con questo nuovo “star-crossed” si ha la sensazione di una cantautrice la cui musica ha lasciato fin troppo spazio a mani esterne, produttori, mode da seguire. Ed è un peccato.
 
Chiunque abbia ascoltato “Golden Hour” sa a cosa mi riferisco. Negli ultimi tre anni avrò ascoltato quell’album una quantità innumerevole di volte, e non ho mai smesso di trovarvi compagnia e conforto. La bellezza di quelle canzoni era nel modo in cui le melodie si aprivano, in cui Kacey le riempiva di trasporto e meraviglia, come se non esistessero filtri tra il suo cuore e il microfono. Aveva ragione Sam Sodomsky nello scrivere che Kacey Musgraves canta la semplicità delle cose come se fosse la prima persona a notarla e tu la prima a cui la racconta. Il miracolo di quell’album, in fondo, non era nient’altro che lì: nella sua semplicità. 
Circa un anno fa, prima che “star-crossed” diventasse un’idea, Kacey ha divorziato da suo marito – la stessa persona a cui “Golden Hour” era dedicato. Non sorprende che molte delle nuove canzoni siano permeate da un senso di amarezza (come nella sarcastica "good wife"), per non dire di dolore; ciononostante, il taglio emotivo dato al nuovo album non concede troppo spazio allo sconforto, anzi consegna l’immagine di una donna più forte e pronta a riscoprire i sapori della vita. 
 
Convincono poco, piuttosto, la scelte di produzione. In “star-crossed” c’è semplicemente troppo: troppi strati, troppi filtri, troppa lacca. I colori sono evocativi, ma la saturazione è eccessiva. Sono rari i momenti in cui la veste di queste canzoni risulta funzionale – il timbro etereo di “easier said” è forse l’esperimento più riuscito in tal senso, assieme alla ricchezza di arrangiamento (chitarre spagnole, spazi dilatati, cori angelici) nella placida e inaugurale “star-crossed”.
Il singolo “justified”, mosso da quel mezzo funk in stile The Weeknd, ha invece il suono di qualcosa che non le appartiene, proprio come il piglio uptempo nella smaliziata “Breadwinners”, che sembra a una canzone minore di Ariana Grande. “there is a light” tira dentro un po’ tutto, tra melodie limpide, vocoder, flauti e frenesia disco, senza però trovare la giusta centratura. E la scelta di chiudere l’album con una cover di “gracias a la vida” della cilena Violeta Parra (già interpretata nel passato da Joan Baez e Mercedes Sosa) è senz’altro audace, ma fatica a trovare il giusto spazio.
 
È però vero che la produzione non è tutto, e che quando le canzoni ci sono, il resto può anche passare in secondo piano: “simple times” e “cherry blossom” ne sono due esempi, che pur concedendosi a lustrini e tastiere eighties tanto di moda oggi, risvegliano una certa capacità di meravigliarsi e uno slancio emozionale che sono unici della cantautrice texana (“I hope you haven’t forgotten/ Tokyo wasn’t built in a day”). E se una bella canzone come “camera roll” è un po’ sacrificata a metà tracklist con qualche orpello di troppo, quando in versione piano e voce sarebbe stata una perfetta chiusura, non mancano brani come “hooked up” e “angel”, che calibrano il tutto con la spoglia eleganza del loro sentimento, e ci ricordano cosa Kacey sappia fare al suo meglio. 

Alla fine, l’ascolto della musica di Kacey Musgraves è una costante ricerca di questa essenza chiara e cristallina che rende così emozionanti le sue migliori canzoni. Un’essenza che in “star-crossed” è semplicemente troppo nascosta, coperta da altro. E che di sicuro non è altrettanto lucente come in “Golden Hour”, di cui non dev’essere stato facile realizzare un successore. Il calore di una scrittura che può ancora dare tanto, però, continua a percepirsi, e l’augurio è che “star-crossed” resti un piccolo peccato veniale per una cantautrice ancora giovane e dal roseo futuro davanti a sé. Ma sarà lei a dover scegliere, d’ora in avanti, in quale campionato giocare.

11/10/2021

Tracklist

  1. star-crossed
  2. good wife
  3. cherry blossom
  4. simple times
  5. if this was a movie..
  6. justified
  7. angel
  8. breadwinner
  9. camera roll
  10. easier said
  11. hookup scene
  12. keep lookin' up
  13. what doesn't kill me
  14. there is a light
  15. gracias a la vida

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