Nel mentre che si lascia pervadere dal magma della sua riprovazione, volta per volta indirizzata verso uno specifico nemico, Martin non è mai da solo: come nei precedenti album a nome The Bug, un nugolo di collaboratori, alcuni con lui già da tempo o addirittura dagli esordi (il poeta Roger Robinson, già nei King Midas Sound, Flowdan, Manga Saint Hilare), altri prestatisi soltanto adesso alla causa, si assumono il compito di trasmettere a parole la velenosa dirompenza del producer, tanto avvincente con delle buone cuffie ma che in realtà non desidera altro che esprimersi nei club. Fino a quando non sarà possibile, bombe Molotov quali “Pressure”, la più spigolosa e incupita articolazione che potesse prendere il grime nel 2021, o gli Equiknoxx intossicati di “Demon”, ragga piena di ambiziosi riferimenti biblici, dovranno trovare un contesto ben più raccolto per svelarsi.
Non è poi tutto questo gran problema: si percepisce bene la potenza del fraseggio di “How Bout Dat”, bass music aspra, puntuta, che il flow di FFSYTHO sa rendere ancora più viscerale; allo stesso modo Camae Ayewa trasforma “Vexed” in un esercizio di ringhiante frustrazione, supportato dal ribollire di una produzione che esala miasmi letali.
Inutile cercare di schermirsi: il fuoco di Martin, anche a costo di risultare un po' meno essenziale di quanto potrebbe (la cornice poetica di Robinson, per quanto affascinante e ben recitata, quasi stona con la violenza sonica della restante dozzina), brucia e divampa, pronto a fare piazza pulita di chi promette false speranze e non sa responsabilizzarsi nemmeno di fronte a un mondo sempre più frammentato.
Se già “London Zoo” identificava coordinate simili, “Fire” le esaspera, riverbera le vibrazioni di una ferocia ad esso gemella, con cui procedere di pari passo e ardere l'universo. Chi riuscirà a farvi fronte?
(21/12/2021)