L'enigma Benjamin Clementine sembra ben lungi dall'essere interamente svelato. Vincitore del Mercury Prize nell'anno 2015 con il folgorante e poetico esordio "At Least For Now", visionario e poco incline alla seduzione del successo, come comprovato dall'ambizioso seguito "I Tell A Fly", il cantautore inglese, attualmente di stanza in America, non ha smussato né i contenuti fortemente politici e sociali dei propri testi, né l'eccentrica e colta genesi musicale. Neanche la recente performance come attore nel film "Dune" di Denis Villeneuve ha modificato la strategia artistica di Clementine, nonostante "And I Have Been" ostenti alcuni segnali di alleggerimento della struttura narrativa e musicale.
L'album è stato annunciato dall'artista come il suo ultimo progetto discografico, anzi il penultimo, essendo diviso in due parti (il secondo capitolo sarà pubblicato nel 2023). Un disco decisamente più autobiografico e personale, in cui Clementine racconta non solo dei difficili trascorsi da homeless nei meandri di Parigi (l'incalzante singolo a tempo di slow-calypso "Genesis"), ma anche il profondo imbarazzo intellettuale nel confrontarsi con la vacuità del rapporto tra artista e stampa (la struggente "Weakend" e la vezzosa "Lovelusterman").
Benjamin Clementine affronta il tutto con quella fragilità post-romantica che ne identifica fin dagli esordi l'originale e intensa poetica, anche se "And I Have Been" contrappone all'ardua sperimentazione di "I Tell A Fly" un tono più austero e dolente. Alla stravaganza subentra una rigogliosa vena melodica che ben si concilia con la recente passione di Benjamin per Erik Satie, in primo piano non solo nella suggestiva escursione pianistica e strumentale di "Last Movement Of Hope", ma anche nella canzone più bella dell'album: "Copening".
Il musicista inglese fa sue le regole del chamber-pop alterandone le grazie con graffi lirici e vocali ("Residue"), enfatizzandone la tensione drammatica con archi e cori gospel ("Delighted"), o smorzandone l'impeto nel vorticoso crescendo lirico di "Gypsy, BC".
Il tono più mesto e le più ariose dinamiche strumentali non ingannino: il nuovo disco di Benjamin Clementine è ricco di invenzioni ed estrose composizioni. Un album che conferma la sua volontà di restare fuori dalle regole del business discografico, anche a costo di deludere le aspettative di critica e pubblico. Una purezza artistica che di questi tempi è non solo rara, ma anche un atto di coraggio.
23/11/2022