Dopo aver sedotto praticamente tutti con l'incredibile esordio, Benjamin Clementine ha deciso di puntare ancora più in alto per il suo ritorno, "sfogando" tutta la sua passione per il musical, la poesia, il teatro, e l'opera in generale. Il cantautore inglese negli ultimi due anni ha girato il mondo, riportando nel proprio "diario di bordo" ciò che ha visto e tutto quello che di conseguenza ha maggiormente scosso la sua coscienza. "I Tell A Fly" nasce dunque con l'intento dichiarato di allontanarsi in gran parte dal recente passato e di ampliare il proprio sguardo. Clementine è in stato di grazia e non vuole risparmiarsi, ma soprattutto non vuole più nascondersi; si sente libero, ispirato e pronto a intersecare la propria arte con più generi.
L'album - come dichiarato dallo stesso autore - si pone come la possibile soundtrack immaginaria del volo di due mosche che si mettono in viaggio alla ricerca di qualcosa; due mosche che in realtà incarnano l'essenza di due alieni che si sentono esclusi da questa folle società in cui sono costretti a vivere. Il titolo è un gioco di parole ricavato dall'espressione "I tell a lie". In sostanza, le bugie raccontate dai media, così come la credulità spicciola delle persone che ne fanno "tesoro", sono per il compositore inglese il leit-motiv da cui spiccare il volo per osservare da una differente prospettiva la realtà delle cose.
Il musicista, quindi, decide di affrontare le problematiche attuali più tragiche e parimenti complesse, come la guerra in Siria e il dramma dei rifugiati, quest'ultimo ben espresso mediante i vari accenni alla Giungla di Calais. Trovano spazio anche temi come il bullismo e svariati disagi umani, frullati e messi sul piatto con l'eleganza compositiva di un novello chansonnier che strizza l'occhio a Broadway, allestendo una sorta di operetta classicheggiante dai risvolti introspettivi. Il buon Benjamin, inoltre, da egregio polistrumentista suona praticamente di tutto, e ad accompagnarlo sono soltanto il fidato pianista Alexis Bossard e la violoncellista Barbara Le Liepvre.
Ad aprire le danze è il piano dimesso di "Farewell Sonata", ballata divisa a sua volta in due movimenti contrapposti. Un addio, dunque. Un triste addio a introdurre l'inizio di un viaggio, la rotta di un volo lontano. Le parole descrivono appieno l'umore che delineerà l'intera opera:
Standing here and mingling with
Birds that cannot fly and
Fishes that cannot swim and
Black and white and man and
What anomaly?
What anomaly?
What anomaly?
What anomaly?
Farewell
("Farewell Alien")
08/10/2017