Benjamin Clementine

I Tell A Fly

2017 (Behind)
songwriter, progressive pop

Dopo aver sedotto praticamente tutti con l'incredibile esordio, Benjamin Clementine ha deciso di puntare ancora più in alto per il suo ritorno, "sfogando" tutta la sua passione per il musical, la poesia, il teatro, e l'opera in generale. Il cantautore inglese negli ultimi due anni ha girato il mondo, riportando nel proprio "diario di bordo" ciò che ha visto e tutto quello che di conseguenza ha maggiormente scosso la sua coscienza. "I Tell A Fly" nasce dunque con l'intento dichiarato di allontanarsi in gran parte dal recente passato e di ampliare il proprio sguardo. Clementine è in stato di grazia e non vuole risparmiarsi, ma soprattutto non vuole più nascondersi; si sente libero, ispirato e pronto a intersecare la propria arte con più generi.

L'album - come dichiarato dallo stesso autore - si pone come la possibile soundtrack immaginaria del volo di due mosche che si mettono in viaggio alla ricerca di qualcosa; due mosche che in realtà incarnano l'essenza di due alieni che si sentono esclusi da questa folle società in cui sono costretti a vivere. Il titolo è un gioco di parole ricavato dall'espressione "I tell a lie". In sostanza, le bugie raccontate dai media, così come la credulità spicciola delle persone che ne fanno "tesoro", sono per il compositore inglese il leit-motiv da cui spiccare il volo per osservare da una differente prospettiva la realtà delle cose.
Il musicista, quindi, decide di affrontare le problematiche attuali più tragiche e parimenti complesse, come la guerra in Siria e il dramma dei rifugiati, quest'ultimo ben espresso mediante i vari accenni alla Giungla di Calais. Trovano spazio anche temi come il bullismo e svariati disagi umani, frullati e messi sul piatto con l'eleganza compositiva di un novello chansonnier che strizza l'occhio a Broadway, allestendo una sorta di operetta classicheggiante dai risvolti introspettivi. Il buon Benjamin, inoltre, da egregio polistrumentista suona praticamente di tutto, e ad accompagnarlo sono soltanto il fidato pianista Alexis Bossard e la violoncellista Barbara Le Liepvre.

Ad aprire le danze è il piano dimesso di "Farewell Sonata", ballata divisa a sua volta in due movimenti contrapposti. Un addio, dunque. Un triste addio a introdurre l'inizio di un viaggio, la rotta di un volo lontano. Le parole descrivono appieno l'umore che delineerà l'intera opera:

Standing here and mingling with
Birds that cannot fly and
Fishes that cannot swim and
Black and white and man and
What anomaly?
What anomaly?
What anomaly?
What anomaly?
Farewell
("Farewell Alien")

Le successive "God Save The Jungle", "Better Sorry Than Asafe" e la fantasmagorica "Phantom To Aleppoville" mettono in luce quello che potremmo definire un vero e proprio "vaudeville" futurista e dalle tematiche scottanti. A conti fatti, è arduo trovare qualcosa che possa attualmente accostarsi a tale intento, e senza per forza scomodare il passato con esempi quali Tom Waits, Nina Simone e Kate Bush. È difficile, ma non per questo impossibile, visto che il sempre poco citato DM Stith aveva in effetti già provato a dare vita a qualcosa di simile nel lontano 2009 con il sottovalutato "Heavy Ghost". Tuttavia, a differenza del musicista americano, molto più legato a certo folclore così come a certa elettronica da contorno, Clementine non ricorre a particolari artifici. "I Tell A Fly", per quanto melodicamente "contorta", è un'opera totalizzante e parimenti "asciutta" nei suoi undici movimenti, al netto di una versatilità stilistica e di una teatralità talvolta disarmante ed efficacissima.

Tra le varie tracce del disco, spiccano anche diversi omaggi ai vari amori di Clementine. A tal riguardo, sono da segnalare la palese dedica a Joyce Kilmer nella fluttuante "Ode From Joyce", brano che pare uscito da un disco dei primi Van Der Graaf Generator (!), e la personale rilettura compiuta a suo tempo dal grandissimo Debussy della famosissima "Over The Rainbow" vagamente ripresa in "Quintessence".
Si avverte, inoltre, la presenza di una maggiore sezione ritmica rispetto al passato, come accade nel trotto nevrotico della meravigliosa e a tratti rinascimentale "One Awkward Fish". Mentre il già citato tema dei migranti è affrontato esplicitamente nella bellissima "By The Ports Of Europe". Attraverso questa canzone Clementine sente vicino il disagio degli emarginati e di tutti quelli che fuggono dalle guerre e dalle torture.
I risvolti progressive pop del disco trovano conferma nella varie articolazioni strumentali, fino a giungere alla conclusiva ed epica "Ave Dreamer", di fatto il brano più accomodante e fruibile di un album a suo modo sfuggente; un lavoro mediante il quale il songwriter britannico ha voluto coraggiosamente rinunciare al piglio soul epico e di maggiore impatto dei primi tempi, e che lo aveva portato a vincere a mani basse l'ambito Mercury Prize.

"I Tell A Fly" è in definitiva l'inaspettato e riuscito risvolto artistico di un cantautore giovane ma già tremendamente maturo. Un musicista completo da cui aspettarsi di tutto in futuro.

08/10/2017

Tracklist

  1. Farewell Sonata
  2. God Save The Jungle
  3. Better Sorry Than Asafe
  4. Phantom Of Aleppoville
  5. Paris Cor Blimey
  6. Jupiter
  7. Ode From Joyce
  8. One Awkward Fish
  9. By The Ports Of Europe
  10. Quintessence
  11. Ave Dreamer

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