I Baseball Gregg sono uno di quei progetti che si vorrebbe volentieri contare tra le proposte italiane, anche se non è facile scorgere le origini bolognesi di uno dei due componenti del progetto, non fosse per la pronuncia. In questo "Pastimes" (citazione da "Finnegan's Wake" di Joyce) si possono citare alcune clip di parlato in italiano, forse un'attitudine più "artigianale" che in passato, ma in generale sarebbe difficile riconoscere il disco come il tipico prodotto indipendente italiano.
In ogni caso, è un piacere ritrovare la band con questo ambizioso progetto di venti tracce, già pubblicato per parti in diversi Ep, una serie di piccole "pastiglie sonore", che esplorano una variopinta tavolozza delle varie declinazioni del pop indipendente. C'è decisamente un'impronta californiana "surf" ("Sylvia Beach", "Past Times"), ma anche rilassati e malinconici orizzonti bossanova (con simpatiche citazioni degli Oasis, in "Gone Deaf") e il meno inaspettato psych-pop contemporaneo e "bedroom" di "Biology". Da citare anche il jangle-pop francofono di "Les beaux jours" o il dolce chamber-pop di "Cilantro Grass".
Più acustico e lineare che in passato, "Pastimes" ammicca anche al cantautorato di Andy Shauf in "Better Days", con una più forte vena Elliott Smith ("Lonely Chimneys"). Quel che tiene insieme il disco, più che i riferimenti, è l'estrema delicatezza di scrittura del duo: ogni brano è impreziosito da una forte caratterizzazione melodica, che riverbera in una straordinaria ricchezza d'arrangiamento.
Difficile rendersi conto, alla fine, che si tratta di un album di venti tracce, tanta è la leggerezza del duo, così come l'ampiezza dei riferimenti e degli arrangiamenti. Un disco davvero prezioso.
21/10/2022