Ci aveva avvisato Chris, le sue adorabili stelle erano soltanto un assaggio, l'anticipazione di qualcosa di ben più sostanzioso. Certo, con i suoi cinquantatré minuti, l'introduzione del personaggio Redcar, la sua struttura priva di reale baricentro, era difficile immaginare qualcosa di meno adatto a fungere da prologo, con l'arrivo però del quarto album trova una più logica collocazione. Sontuosa opera in tre atti ispirata ad "Angels In America" di Tony Kushner, "Paranoïa, Angels, True Love" è allo stesso tempo approfondimento ed esplicitazione di temi (identità e trasformazione, lutto, metafisica) che hanno attraversato il suo predecessore, impiegando però un prisma che seleziona specifici fasci di luce. La materia pop che ha sempre interessato le produzioni dell'autore francese diventa qui insomma il pretesto per un'esplorazione senza limiti, l'innesco con cui lasciar deflagrare un enigma privo di reale soluzione, per il quale però sono più le domande, la sua disperata introspezione, a contare realmente. Addentrarsi in un simile universo può inizialmente disorientare, l'esperienza però sa rendersi appagante.
Esplorazione, si diceva: il minutaggio e la struttura del disco, nonché l'accorto impiego dei pochi collaboratori convocati per l'occasione (tra cui Madonna nel ruolo di un'intelligenza onnisciente) consentono a Chris di correre a briglia sciolta, di indagare con tutte le contraddizioni e le ritrattazioni del caso la sua ricerca di piacere, il senso di isolamento, la mancanza e il bisogno d'amore, senza alcuna remora o gioco al risparmio. L'opera su cui si basa, straziante e allo stesso tempo glorioso resoconto di un uomo malato di Aids alla fine dei suoi giorni, funge da canovaccio alla vertiginosa osservazione dell'autore, alla sua umanità ferita e palpitante, capace di riassumere il celeste e l'abissale in un solo battito d'ali. Se la base di sintetizzatori rimane nuovamente quella prediletta, quella che più riesce a dare corpo all'ambizione compositiva di Chris, nondimeno tale attitudine ha bisogno di ulteriori integrazioni, di un apparato tale che ne supporti la foga espressiva al meglio, che operi una traduzione di simili disparità.
Ed è senz'altro il suono, gestito col sostegno generale di Mike Dean, a colpire primariamente ancora una volta. Avviluppa come un guanto, trae vantaggio dell'esperienza in materia hip-hop del co-produttore ma incanalandola in sentieri del tutto difformi, tanto debitori dell'ambient più impattante che dell'industrial più soffocante. Anche negli inevitabili momenti di stanca, il flusso non perde mai di consistenza, anzi fortifica i cali melodici e i giri di vite, dona loro vigore e senso. Si tratta comunque di casi relativamente rari: se per forza di cose il progetto non può avere la chiarezza strutturale di un "Chris", nondimeno passaggi quali "Tears Can Be So Soft", commosso canto di abbandono e mancanza sopra un campione di Marvin Gaye (l'effetto Portishead è a dir poco palese), l'atteggiamento noir di "Angels Crying In My Bed", il passo marziale di "He's Been Shining For Ever, Your Son", declamato col fare di un salmo, spingono in avanti l'ascolto senza grossi patemi.
Poi c'è chi farà notare la "bizzarria" del famigerato canone di Pachelbel in un progetto del genere (poco importa che in "Full Of Life" il tracciato canoro sia ben rispettoso dell'andamento classico di base), chi potrebbe stupirsi della lunghezza di "Track 10" (di per sé il momento più ambizioso nella carriera del musicista, vera epopea dream-rock), chi potrebbe stupirsi di quanto le collaborazioni con 070 Shake possiedano più il tocco westiano di quest'ultima che l'allure decadente del francese. Obiezioni legittime? Possibile, ma nell'universo ideato da Chris c'è spazio per simili opposti, per ospitare tutte le contrapposizioni del caso, perché no, addirittura per estrarre uno dei migliori omaggi mai concepiti ai Goldfrapp, si ascolti "Lick The Light Out". La realtà è che se un minimo di sartoria non avrebbe guastato, la briglia sciolta data al disco ne amplifica la natura espansiva, il potere comunicativo, la sua straordinaria umanità, insomma: se volersi tramutare in un angelo non è la più immediata esemplificazione dell'essere meravigliosamente umani, cos'altro potrebbe esserlo?
20/06/2023