Nell'inseguire il mulinello annuale delle uscite discografiche, può capitare di dimenticarsi che il processo creativo non è affatto lineare. Comodamente impacchettato per il nostro consumo, l'album spesso è giusto la sintesi di una complessa mediazione, dettata tanto dalle circostanze e dalle ambizioni dell'artista quanto dai mezzi a disposizione e dal volere di chi ha l'incarico di commercializzare il prodotto finale per rincorrere le pressioni del successo. Trovare l'equilibrio tra le parti è alquanto difficile.
A questo giro, Héloise Letissier ha sin troppe uova nel paniere; se il nome d'arte Christine And The Queens per il momento rimane invariato, l'alter ego maschile presentato con "Chris" ha trovato sbocco nella vita di tutti i giorni tramite una transizione di genere, poi celebrata col breve Ep "La vita nuova" nel quale però l'autore affrontava anche la recente scomparsa della madre. Ma Héloise adesso ha creato un ennesimo misterioso alias chiamato Redcar, sorta di dandy metà Thin White Duke metà Alex Turner con una punta di La Roux. "Redcar les adorables étoiles (prologue)" è stato registrato con Mike Dean a Los Angeles nel giro di un paio di settimane, e nonostante disguidi con una casa discografica non proprio favorevole, la particella "prologue" è stata aggiunta in vista di un secondo album, attualmente previsto per febbraio 2023.
Tra dolore, irruenza e criptiche referenze bibliche, la nuova era di tale Redcar inizia quindi un po' in sordina, anche al netto di un paio di bellissimi e sfortunati singoli ad anticipare l'album, ovvero l'ossessiva pulsazione sintetica anni Ottanta di "Je te vois enfin" e una commovente "Rien dire" che più di tutte ricorda il limpido melodismo di "Chaleur humaine".
Ma lungo il resto dell'ascolto, "Redcar les adorables étoiles (prologue)" è un disco algido e contorto, prodotto con un'elettronica fredda e minimale che a momenti pare coldwave. Fa specie un tono vagamente medievaleggiante che prende piede lungo vari momenti del disco: la nenia d'apertura "Ma bien aimée bye bye", il sognante madrigale sintetico "Mémoire des ailes" e l'onirica epica di "Le chanson du chevalier", che pare un paesaggio pastorale avvolto nel ghiaccio.
Ma Redcar rincara la dose; ecco "Looking For Love", a rincorrere le sofisticatezze art-pop di Mylène Farmer, e "My Birdman", che impiega stranianti partiture downtempo capaci comunque di donare un attimo di respiro. Lungo otto minuti e mezzo, "Combien de temps" non è una tanto sperata suite art-prog quanto un lungo mantra psichedelico che si srotola all'infinito, intrappolando l'ascoltatore dentro un vortice di nebbia e ovatta.
Impeccabilmente vestito con eleganti completi d'alta sartoria e pose plastiche soavemente maschili, Redcar veleggia appena sopra il filo dell'orizzonte col fare di un personaggio intrigante ma sin troppo ripiegato in sé stesso per sbottonarsi con l'avventore casuale. Ci vogliono svariati ascolti per entrare nel cuore di queste algide composizioni e non sempre l'attenzione paga i dividendi - basti il naufragio finale di "Angelus" e "Les âmes amantes", due ondivaghe meditazioni sul beat senza apparente risoluzione, dove il confine tra ricercatezza e lampante carenza melodica è sin troppo labile.
Rimane a "Redcar les adorable étoiles (prologue)" un sofisticato fascino oscuro solo occasionalmente aperto da sprazzi di melodia, che può certo riservare sorprese per chiunque abbia davvero voglia di perdersi dentro all'idea di synth-pop concettuale nel 2022. Purtroppo non si può negare manco una vaga insofferenza verso questo lavoro, dovuta non solo alla struttura delle canzoni quanto alla creazione di un personaggio inafferrabile, attualmente più utile all'autore che non all'ascoltatore. Peccato, perché lungo l'intero arco creativo del progetto Christine And The Queens, l'idea di un'efficace comunicazione popular non era mai mancata.
28/11/2022