Con 24 anni di carriera sulle spalle e forti del clamoroso successo postumo che un loro brano del 2002, "Seventeen", sta inaspettatamente riscuotendo su TikTok tra i più giovani, i Ladytron avrebbero potuto decidere di allentare un po' la corda, lasciandosi trascinare dalla corrente del profitto e non da quella della dedizione artistica. E invece, con "Time's Arrow", la band britannica consegna alla storia un album ben assortito dalla forte sensibilità cinematografica - decisamente meno oscuro del precedente del 2019 - che suona retrò e futuristico come solo i migliori lavori dall'allure elettronica sanno essere.
Vi si alternano banger da classifica, con ritornelli ipnotici ed espliciti richiami agli anni 80 ("City Of Angels", "Faces", "The Night"), e brani che hanno l'andamento irreale e lisergico del sogno, a cavallo tra M83 e Deserta (la gloriosa "We Never Went Away", "Flight From Angkor"). Qui e là abbracciano quindi ariosità shoegaze ("California", "Sargasso Sea") e iniettano tappeti synth di una saudade dream-pop che omaggia i Cocteau Twins ("Misery Remember Me").
Non mancano, infine, lusinghe psichedeliche ("Time's Arrow") e synthwave ("The Night"), nel contesto di un'impalcatura musicale che mai rifugge dalle proprie radici. Anzi, grazie anche a un sopraffino lavoro di mixing e a un songwriting coerente, "Time's Arrow" può essere letto sia come uno zibaldone di deliziosi racconti dream-pop che, se ascoltato nella sua interezza, come un granitico blocco narrativo, in cui la memoria viene raccontata come una luce che balugina nello spazio scuro del tempo, accendendo "fuochi e paure" e disegnando texture imprevedibili al ritmo di un impasto sonoro di cui è facile perdere cognizione.
"Time's Arrow" è dunque un album solido sotto ogni punto di vista, che nella sua apparente semplicità narrativa sa osare regalando momenti di purissimo sehnsucht e scenari di straordinario splendore. E ogni traccia è un tassello indispensabile di quest'esperienza sonora.
30/01/2023