Quando la scaletta di un album presenta ventinove tracce da parte di trentasette nomi diversi, tutti mediamente sullo sconosciuto andante, è facile farsi prendere dallo sconforto. Fortunatamente, il titolo di questa espansiva raccolta si spiega da solo; fondato nel dicembre 2015 in quel di Bristol, il marchio Shall Not Fade si è scavato una propria nicchia all’interno del panorama dance ed elettronico, lavorando incessantemente dodici mesi l’anno per ospitare un’interessante caterva di uscite. Sull’aggiornatissima pagina Bandcamp è possibile osservare un oceano di mini-album, Ep, remix e 7” da parte di un eterogeneo gruppo di produttori provenienti da tutto il mondo, tra dj in carriera dediti al movimento della pista da ballo a suon di house e techno, a compositori e collagisti più defilati e introspettivi, capaci di impomatare il beat con sottili partiture ambient, sbavature psichedeliche e acidule gommosità downtempo.
Sia chiaro da subito: “7 Years Of Shall Not Fade” può compilare solo uno dei possibili viaggi sonori all’interno del catalogo, ma l’unione d’intenti tra management e autori è tale che l’intero progetto mantiene un’ammirabile coesione di fondo, che poi è lo scopo di ogni etichetta discografica dedita alla cura di un’estetica precisa, che siano giocatori di peso come Warp e Hyperdub, le sorelle post-club Fade To Mind/Night Slugs, o realtà più piccole come 100% Silk, Nyege Nyege e More Rice.
Ventinove tracce sono comunque un bel malloppo, capaci di mostrare cambi di ritmo e d’atmosfera; bellissimi, per esempio, i contributi di Dj Physical, con la nervosa “I Know You Lie”, e di Dj Psychiatre con le partiture deep di “It Ain’t Where You At (It’s Where You’re From)”, a un passo dai quieti turbamenti di Dj Sprinkles.
Alex Virgo & Benjamin Groove, con “Relief”, presentano invece una traccia che pare omaggiare sia Daft Punk che Octo Octa all’interno dello stesso beat. Ben otto minuti per “Oasis Floor” della spagnola Lis Sarroca, mentre KaySoul da Johannesbourgh offre inserti sampledelici e nervose tastiere Edm con “Woodward Avenue”.
Relativamente pochi i contributi effettivamente cantati oltre un semplice taglia&cuci di frattaglie vocali, ma comunque necessari a movimentare l’ascolto: “My Heart Still Leans On You”, a cura di Laurence Guy & Miller Blue, suona come la più papabile canzone in scaletta, mentre t e s t p r e s s dona l’accattivante “On My Own”, una traccia a cavallo tra trance progressiva e soulful house anni 90.
Ma ce n’è ancora per molto, a dimostrazione di un continuo riciclaggio di tentazioni outsider e svisate da festival estivo: sole pieno per Paul Rudd con “Keep A Place For Me”, sozza dark room per Thought Trails con l’aggressiva produzione hip-hop di “Acid Reign”, fredda notte stellata per la drum’n’bass di Tom Vernon con “It’s Always Me And You”, tensione Y2K e screzi noise alla Delay con “Kensington Club” di &on&on, ma si potrebbe andare avanti all’infinito.
Non è consigliato affrontare questa raccolta come un monolite a sé stante, né come un esempio di particolare completezza da parte della stessa Shall Not Fade. Il suo scopo, semmai, è offrire un possibile portale tematicamente curato e tutto sommato anche “esiguo”, col quale avviarsi in esplorazione nell’universo sonoro di questo strampalato collettivo sciolto. Un mondo alternativo e fieramente indipendente, emotivamente lontano dai grandi riflettori dell’attuale house da classifica di Eliza Rose, The Blessed Madonna o il duo LF System, ma animato da un’inesauribile passione per tutto quel che risponde al dancefloor e alla club culture di questi anni digitali.
Non abbiate paura di perdere il filo durante l’ascolto, perché in un certo senso lo scopo è proprio quello: sia nel buio di una discoteca, che comodamente seduti nel proprio appartamento durante la solitudine pomeridiana, “7 Years Of Shall Not Fade” è capace di emanare vibrazioni cangianti e mutevoli sensazioni che si sentono a pelle, in un continuo stimolo per piedi e cervello. Che bella, l’elettronica.
(17/03/2023)